venerdì 27 settembre 2019

Chiedo scusa

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Chiedo scusa a mio padre che, quando il Toro gli faceva girare le balle, andava nella rimessa in fondo al cortile per smontare un orologio, pulire gli attrezzi da giardinaggio, sacramentare in totale solitudine.

Quando faceva così... be', guardavo mia madre e insieme ci facevamo un risolino un po' ochesco.

Chiedo scusa a mio figlio che, nonostante il Toro faccia girare le balle, è cristallino nei suoi intenti e nelle sue emozioni.
Gli ripeto che "quelli del Toro non si arrendono mai" da quando era piccino ed ha fatto serenamente suo questo concetto.

Chiedo scusa a me stessa che, dal momento che avevo le balle in giostra perché il rigore contro mi sembrava una montagna insopportabile per il mio cuore frusto, ho spento la televisione e sono andata a dormire, chiudendo tutte le comunicazioni con il mondo esterno.

Al mio prematuro risveglio (intorno alle quattro, sigh) ho avuto notizia della reazione dei Ragazzi e.... calma piatta, nessuna emozione, nessuna sensazione se non quella che mi si fosse spezzato qualcosa dentro.

Poi sono passati i minuti, le ore, i ricordi, le rabbie, le tristezze, i nervosi, e ho realizzato quanto segue:

  • sì, papà, ho preso da te, ho proprio preso da te
    • grazie per avermi donato un cuore più spazioso di quanto io possa immaginare
  • sì, Davide, mi sono arresa e successivamente mi hai confortato confermandomi che si può vacillare
    • grazie per mettermi di fronte alla realtà e di volermi bene anche se io sono io
  • sì, me-piccina (vedi foto a corredo), eri e continui ad essere una testona
    • grazie per non essere una tristona

Lesson learnt: rammentare sempre che le cose possono andare male, ma possono anche andare bene.

Fatto pace con il Toro? Nah.
Perché 'nah'? Perché non gli avevo dichiarato guerra.

Chiedo scusa a tutti, soprattutto a quella bambina con i codini, che imperterrita cade e si rialza e, in fondo, un cerotto in più non fa alcuna differenza.

Cordiali saluti da colei che, spesso e (poco) volentieri, quando entra in contatto con la propria umanità si muove molto goffamente.