giovedì 9 settembre 2021

Quella prima sera

Quella prima sera avevo chiesto a tutti di lasciarmi da sola con la mia nuova bambina.

Giravo per i corridoi dell'ospedale, con aria sognante, spingendo la culletta trasparente in cui si perdeva quel fagottino rosa dai capelli neri e le unghie perfette, i piedi perfetti, la boccuccia perfetta, la tuttezza perfetta.

E poi avevo notato Lei: indossava un trench color cammello, entrava in una camera e poi ne usciva e poi entrava in un'altra e così via. Stringeva un mazzolino di fiori fra le mani.

"Frances!", avevo esclamato e poi le avevo mostrato orgogliosa la mia nuova bimba. Frances non sapeva che io volessi stare sola con il mio fagottino. Frances mi aveva fatto il meraviglioso regalo di arrivare inaspettatamente a raccogliere un po' di lacrime di gioia, esaltazione, ormoni e altro che non so ancora ben definire: 1) io ora non piango più, non piango più da mille anni, 2) io non ho ancora realizzato di aver messo al mondo due creature.

Qualche anno dopo, sulla strada verso le Shetland, avevamo fatto tappa nel paese natio di Frances: Forfar. È nell'Angus, un po' sopra Dundee, sulla strada verso Aberdeen, mio luogo chiave di sentimenti e tutte cose. Su un edificio svettava un drago.


La mia mente e il mio cuore viaggiano così, oggi.

Quella prima sera con il mio nuovo fagottino (che oggi compie diciassette anni: auguri, Giulia) e un mazzolino di fiori.

lunedì 28 giugno 2021

Wibbly-wobbly, timey-wimey

È una specie di Celebration Day.

C'è questo episodio del Doctor Who che si chiama "Blink" ed è il decimo della terza stagione, che è la seconda stagione del Decimo Dottore, che è il MIO Dottore, anche se il MIO primo Dottore è il Quarto e un giorno avrò una sciarpa come la sua.

Che cosa stavo dicendo? Ah, sì: "Blink". Sceneggiato da Steve Moffatt (Genio): guardate qualsiasi cosa in cui lui abbia avuto parte e ne sarete felici.

"Blink" è la Scatola delle Meraviglie nella saga moderna del Doctor Who: ci sono i Weeping Angels, viene spiegato il Tempo*, il Dottore c'è e non c'è e - soprattutto quando non c'è - spiega tutto. TUTTO.

Non sono qui per celebrare il Dottore e/o il Tempo, ma semplicemente il fatto di aver guardato per l'ennesima volta "Blink" e di averlo fatto per la prima volta con mio figlio che, core de mamma, è rimasto a bocca aperta esattamente come è successo a me (la prima volta, la seconda, quella successiva, quella che sarà).

Quella cosa lì. Lo stupore. La semplicità. La complicità. Molto simile a quella che manifestavamo quando andavamo allo stadio insieme: magari un giorno ci torneremo, chi lo sa.

W il Dottore, W il Tempo, W noi due, che siamo un po' strani, ma fa lo stesso.

Don't blink, mi raccomando: potreste essere attaccati (roba da Whovians) oppure semplicemente perdere un pezzo di godimento per strada (roba per tutti, Whovians e no).

Good luck.



* People assume that time is a strict progression from cause to effect, but actually from a non-linear, non-subjective viewpoint, it's more like a big ball of wibbly-wobbly, timey-wimey stuff.

venerdì 25 giugno 2021

#andràtuttobene #stocazzo

Affinché tutto cambi, nulla deve cambiare. ©

Chi si inginocchia, non sa perché lo fa.
Chi non si inginocchia, sa perché non lo fa.


Funziona così, nel mondo post pandemia (sì, suca: la pandemia non è ancora finita, coglioni) la grande discriminante è sempre la stessa: tacciare di ignoranza chi si oppone al pensiero individuale (soprattutto se fascista).

Oi, nessuno vuole convincere qualcuno a cambiare idea... molte teste, molte opinioni. Alcune buone (di opinioni), altre arrotolantisi su preconcetti da cui smuoversi sembra essere la morte socialnetworkiana.

Oh yes... tutti 'sti individui che pensano di esistere in virtù dei like che si scambiano in enclave automerdentesi (vogliate perdonare il neologismo) e che si autopercepiscono come Unti dal Signore (ma figuriamoci se Dio* ha tempo e voglia di ungere stronzi qua e là) e, dunque, forieri di verità indiscutibili.

Usate la lubrificazione che ritenete di aver ricevuto in dono per ungere parti del corpo che siano in relazione con le vostre dita, ma non con le tastiere di un PC o di uno smartphone, bensì con cavità o protusioni dei vostri corpi, orsù: potreste trovare soddisfazione.

*non esiste, ma se esistesse starebbe ridendo a crepapelle.

Se è bene o male quello che tu fai .
Tu sei bello e ti tirano le pietre .
Tu sei brutto e ti tirano le pietre .
E il giorno che vorrai,
Difenderti vedrai,
Che tante pietre in faccia prenderai!

Ready, steady, go!




domenica 20 giugno 2021

Buster & me



Io amo Buster Keaton.

Amo la sua espressione sempre triste.

La sua flemma.

I suoi occhi spenti.

E le risate che egli provoca con la sua tristezza, la sua flemma, il suo sguardo spento.

Amo anche me medesima.

Amo la mia espressione sempre sorridente.

La mia agitazione.

Il mio sguardo vivace.

E il buio che essi nascondono perché, santa Dea, non si può sempre stare a rompere le gonadi alla gente con i propri problemi.

martedì 8 giugno 2021

Cuore e polvere di stelle

(pubblicato prima su Facebook e poi qui perché faccio un po’ come voglio, via)


Io non so come andrà a finire, ma ricordo e ricorderò sempre quella telefonata.

Ero a Parigi e nelle gambe avevo quasi una ventina di chilometri fatti a piedi sotto il sole.

Tredici giorni dopo il mio Papà sarebbe diventato polvere di stelle ed era consapevole di quanto gli sarebbe accaduto da lì a poco.

Tuttavia aveva voluto condividere con me la sua gioia.

Pensate forse che Cairo possa rubarvi il cuore? Fate pure: il cuore viene rubato a chi se lo lascia rubare.

Cairo ha distrutto la potenziale unità di un grande cuore collettivo (sciagurato ladro), certo.

Ma ogni singolo cuore continui a pulsare pervicace del bene e dell’amore che ha ricevuto negli anni.

(sono una stupida creatura innamorata del potenziale del cuore… sì, proprio quello che si getta oltre l’ostacolo anche quando si è morti e defunti, a dispetto di ladri e assassini)

Cordiali saluti.

P.S. Per eventuali insulti – causati da sicura incomprensione del testo sopra riportato – non si scelga l’usuale via dei messaggi privati o (LOL) anonimi o gruppi segretisegretissimidacuitrapelaqualunquepeto.

lunedì 31 maggio 2021

“Faccio entrare un po’ di sole”

Pembrokeshire Coast Path


Attenzione: seguono melensaggini.

Oggi ti sento lontana o, per meglio dire, mi manchi un po’ di più.

Faccio ancora fatica a non chiamarti appena esco dall’ufficio, ma sto diventando sempre più brava a nascondere i miei dolori dell’anima.

Probabilmente, se tu fossi qui, mi diresti che sono cretina a non dare libero sfogo a quel che mi frulla dentro… oppure sposteresti l’attenzione su altro, chiedendomi: “Dimmi se vieni giù questo fine settimana, così apro le finestre e faccio entrare un po’ di sole.”

Sapessi, mamma… ora non basterebbe un po’ di sole: una supernova andrebbe meglio. Due mesi fa si è rotto un tubo dell’acqua calda, il vapore è salito dalla cantina e – a quanto pare – la muffa si è impadronita di tutto.

Ma tra un po’ arrivo.

Tra un po’ di tempo arrivo e mi metto le mani nei capelli perché la casa è piena di muffa, il giardino è una giungla e le tapparelle sono sempre abbassate.

Sai che le tapparelle abbassate sono state fonte di discussione nel paesello? Oh, già… i soliti minus habentes hanno ritenuto opportuno eviscerare il fatto che io, ormai padrona di casa, ho dimenticato te e papà, non ho reso merito alla vostra memoria, me ne sono sbattuta le palle. Chissà se ‘ste migliori persone hanno fatto caso alla pandemia, che mi ha reso impossibile muovermi da Torino, chissà se ‘ste migliori persone MI fanno domande. No, SI fanno domande e SI danno risposte. Tutte sbagliate. Vabbe’.

Oggi, mamma, mi mancano il tuo sorriso, la tua curiosità, la tua totale capacità di sbattertene allegramente le palle della vacuità altrui.

Mi mancano le nostre telefonate di quando andavo in viaggio e volevi sapere tutto, per saperlo tu e per dirlo a papà.

Mi mancano tutte le sfaccettature, anche quelle più oscure, quelle che ci facevano litigare e poi tornava il sereno: non ti tiravi mai indietro di fronte alle mie sfide, non mi tiravo mai indietro di fronte alle tue lezioni.

Anche se… oh, questa è una cosa di cui non abbiamo mai discusso… anche se a volte mi sembra che tu e papà siate due figure mitologiche. A volte – che scherzi fa la mente oppure il cuore oppure la forza vitale oppure che ne so – mi sembra che voi non siate mai esistiti, mi sembra di essere caduta su questo pianeta per districare una matassa di informazioni che potrebbero essere reali oppure no.

Whatever.

Ho fatto un sacco di cose in questi anni, mamma e papà, un sacchissimo.

Ve ne dico alcune, ve ne dico alcune di cui non abbiamo potuto parlare.

Ho iniziato a studiare il Gallese poco più di un anno fa e il Gaelico Scozzese qualche settimana fa. Con il primo inizio a venire a patti: leggo e comprendo circa il 75% delle consonanti & catarro che vedono i miei occhi, con il secondo la strada è lunga, ma non ho paura.

Ho trovato un altro libro da amare: Good Omens (Terry Pratchett & Neil Gaiman). Non credevo possibile che esistesse un altro libro che mi facesse ridere e commuovere come “Tre Uomini in Barca”, eppure… Vi avrei convinti a leggerlo, come mille altre volte in passato, e avreste riso con me di quelle risate che solo gli scritti belli sanno suscitare. Avreste guardato anche la serie e avreste convenuto che i Queen sono la Musica.

C’è stata una pandemia (c’è ancora, ma…) e Davide e Giulia si sono comportati in maniera matura: non avreste provato stupore, ma semplicemente orgoglio (e amore, tanto amore, quell’amore speciale che sapevate dare ai vostri nipoti, a tutti quanti i vostri nipoti, con semplicità).

Il Toro ha fatto schifo anche quest’anno e non sto a raccontarvene le ragioni: avete fatto in tempo a viverle pure voi. Tuttavia c’è una parte di me che è rimasta cristallizzata in quella mia prima volta allo stadio nel 1971.

Vi parlo, vi parlo ogni sera prima di addormentarmi, e sempre sempre sempre dico “ma che cosa cazzo vi parlo se non ci siete più, se non esiste niente dopo la morte, se non so neppure se siete esistiti o meno… comunque, buonanotte, mamma e papà, vi voglio bene” e poi mando piccoli baci silenziosi verso l’alto e verso il basso perché io non so mica dove siete (se siete da qualche parte) e, in ogni caso, dovunque voi siate (anche se non siete da nessuna parte) siete ovunque.

“Avresti bisogno di qualcosa di caldo”, mi avevi detto, mamma, in un momento terribile della mia vita e sai una cosa? Qui e là sto trovando qualcosa di caldo: grazie per avermi regalato questa peculiare consapevolezza.

Bon, fine della storia (per ora).

Ho messo una foto di un piccolo tratto del Pembrokeshire Coast Path: quel giorno avevi provato a telefonarmi mille volte senza riuscire a contattarmi. Non c’era campo. E poi ti avevo raccontato di quel pezzetto di Galles e avevi sorriso e, per l’ennesima volta, avevi fatto entrare un po’ di sole.

Non rileggo ed invio, chi se ne frega degli errori.

“Be a real feather in your wing”, no?

Sì.

venerdì 28 maggio 2021

Perché la Scozia

 


... e poi aggiungerò le Shetland, ma non adesso, non adesso...

giovedì 13 maggio 2021

Il lungo sonno

 Sabato, 25 gennaio 2020

Torino - Atalanta, primo tempo

Figlio e io guardiamo la partita in cucina. All'intervallo gli dico: " Qui ce ne prendiamo ancora un fracco, il secondo tempo lo guardiamo in sala, OK?"

Ci trasferiamo in sala.

Quarto goal, quinto goal, sesto goal.

Rido istericamente e poi vado a fare la pipì.

Mentre sono assisa in luogo opportuno, sento la voce di mio figlio che esclama: "Sette!".

Non dormo bene, quella notte.

Sono come una bambola al contrario: se sto seduta mi si chiudono gli occhi, se mi corico essi si spalancano per guardare un buio che più buio non si può.

Nei due giorni successivi ho un mal di testa bestiale e poi arriva la pandemia.

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Mercoledì, 12 maggio 2021

Vado a dormire senza guardare la partita: mi sveglio presto per fare magnetoterapia, 'sto cazzo di menisco incrinato mi scombina i fusi orari.

Mi sveglio, senza ragione alcuna, nel momento in cui finisce la partita.

Guardo sul cellualare: voglio sapere quanti goal ci siamo presi. "Quattro o cinque", penso. Penso male.

Come una furia ( e garantisco che un'Erinni grassa in mutande e t-shirt è una brutta visione... so fare giusta autocritica) mi fiondo in sala e, rivolgendomi a mio figlio, dico gridando: "Cazzo! Abbiamo di nuovo perso sette a zero?!?"

Lui, stellina, cerca di blandire la mia ira mostrandomi la tabella delle statistiche di possesso palla e minchiate affini e, di nuovo con inusitata violenza, mi esprimo: "Non me ne frega una cazzo! Non voglio saperne più niente! Vaffanculo!".

Mi chiudo in cucina e fumo nervosamente una sigaretta. Vado a dormire. E dormo. Dormo come un puciu.

Quando mi sveglio ho un mal di testa che può essere spiegato solo da una momentanea possessione demoniaca (in alternativa John Bonham sta suonando Moby Dick nella mia materia grigia).

Probabilmente ho fatto un lungo sonno fra Toro-Atalanta e Toro-Milan, di fatto il risveglio è una gran merda.

E io, invece, mi sono fatta male, mi sono fatta male veramente, cazzo!

Mi sono fatta proprio male.

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Maledetto. Maledetto. Maledetto.

domenica 28 marzo 2021

Incroci di bolle di esistenza (uh, che pretenziosità!)

 Il 28 marzo è un giorno che racchiude varie bolle della mia esistenza e in cui passato, presente e futuro si intersecano e allegramente e/o tristemente improvvisano danze dal significato oscuro.

Oscuro come il buio che è necessario per vedere la luce: capito? Sì? Sì.

Il 28 marzo è il compleanno della mia compianta Kida e, nella fattispecie, è la prima volta che celebro il suo compleanno senza il suo adorabile muso pieno di disprezzo per gli hoomani a punteggiare il corridoio (sua zona di elezione).

Il 28 marzo è il compleanno di Houses Of The Holy: il MIO album dei Led Zeppelin, l'album pieno di luce, l'album di The Rain Song (che sto ascoltando proprio in questo momento per la trilionesima volta ed è sempre novità, certezza, ritorno a casa, trascendenza, tutte cose).

Il 28 marzo è il compleanno di un Amico (nell'infografica rappresentato da Humpty Dumpty: è timido) con cui condivido da anni la bella grazia dell'amore per lo humour nero e per il politicamente scorretto. Condividiamo anche un buon numero di altre cose, ma sono cose talmente NOSTRE che. Punto.

Cordiali saluti in una domenica mattina dal cielo (come piace a me).

sabato 6 marzo 2021

Dalla A alla Z

 Cose in ordine alfabetico.

A come Aziraphale: vedi C.

B come Boh; "Sono sicur* che se tutti evitassimo di indossare mascherine i contagi avrebbero sempre lo stesso andamento, anzi...". Anzi sei deficiente, totalmente ed irrecuperabilmente deficiente.

C come Crowley: vedi I.

D come Deda (la mia mamma): vedi F.

E come Eh?!?: niente, l'altro giorno mi sono trovata sotto un cartello che rammentava di mantenere la distanza di due metri fra sé e altri. Sul cartello era ritratta una freccia rossa a due punte che, teoricamente, doveva rappresentare la distanza da rispettare. Il cartello era lungo circa novanta centimetri. 'Adoro' le persone che interpretano creativamente i numeri, le unità di misura. Le 'adoro' tantissimo. Ho chiesto spiegazioni in merito: mi piace approfondire. Ho chiesto se la freccia dovesse essere semplicemente un invito al rispetto delle distanze, indipendentemente dalla lunghezza della medesima. "Ma dai, è lo stesso: un metro, due metri, il concetto è lo stesso!". OK: Darwin ha sicuramente trascurato qualcosa dissertando di evoluzione.

F come Franco: è il nome di mio papà. Deda e Franco, quelli che non ci sono più e che sono altrovemente presenti. Talvolta, in mezzo a quel costante suono di sottofondo che è la mancanza, si innalzano note di sollievo. Come avrei potuto esser loro vicina durante la pandemia? Sono una brutta persona per avere pensieri del genere, per provare un perverso sollievo per la loro assenza? Non lo so. Forse sono una brutta persona ma, onestamente, I don't give a shit. Coltivo la loro mancanza, concimando tale terreno con ricordi (belli, brutti, così così... ricordi).

G come Gatto: nella nostra famiglia ora c'è di nuovo un gatto. Si chiama Oliver. Ieri ha compiuto cinque mesi ed è il più grande dispensatore di miele e di graffi del nostro universo. Parla in continuazione. Anzi: più che parlare, gracchia. Ha gli occhi rotondi rotondi e sa farsi amare con semplicità. Ce lo meritavamo, ce lo meritavamo davvero.

H come Hell(o): il mio cognome contiene un saluto (hello) e un luogo (hell). Informazione inutile. Fatto di cui sono inspiegabilmente orgogliosa.

I come Ineffabile: tutto ciò che è legato a Good Omens (grazie, Neil Gaiman & Terry Pratchett: un mondo migliore esiste grazie a voi) e, essendo ineffabile, non può essere espresso dalle parole. Aziraphale e Crowley sono la mia comfort zone. Se non sapete chi sono Aziraphale e Crowley leggete Good Omens. Oppure leggete un libro. Leggete, porco cazzo! Rinunciate all'ignoranza, ignavi!

J come Jimmy Page: è Dio. Ma Dio non esiste. Però Jimmy Page esiste. Quindi Dio esiste. Cazzo, lo sapevo... Jimmy Page è venuto su questo pianeta con due scopi: donare impossibilità musicale e mettere in crisi le mie certezze (amo).

K come Karma: è come un boomerang. In termini negativi, la questione non mi riguarda e stringo già fra le mani un enorme contenitore ricolmo di pop corn, pronta ad assistere al momento in cui alcuni boomerang faranno ritorno sulle ossa parietali di alcuni individui. No, non auguro sofferenza a nessuno. Sono solo sempre assetata di quanto lo scorrere del tempo (vedi T #2) offre. Pronta ad assistere allo spettacolo. Yup.

L come Libri: ne ho letti parecchi ultimamente. Mi sto concentrando soprattutto su Carlo Rovelli (adoro), Neil Gaiman (la terra promessa e finalmente raggiunta dopo decenni di ricerca) e Douglas Adams (amore giovanile e mai sopito). La mia libreria talvolta scricchiola.

M come Musica: sempre la solita (The Song Remains The Same, LOL). Talvolta mi sorprendo a camminare a ritmo di valzer e non so perché. Mi piace non avere risposte: ho più spazio per le domande e per il vagabondaggio interiore.

N come Ness: si trova sull'Isola di Lewis, Ebridi Esterne. É a poca distanza da Port Ness, dove avevo scattato questa foto. No filtri. Era proprio così.

O come Oliver: vedi G.

P come Pandemia: siamo tutti stanchi e preoccupati e spaventati. Ciò, ovviamente, non vale per complottisti e coglionari di vario genere.

Q come Queen: mio titolo onorifico nonché mia band del cuore quand'ero gggiovane.

R come Rombare: quello di Dettifoss, la maggiore cascata Islandese e d'Europa. Giunta lì avevo avuto un particolare scambio verbale con mio figlio.
Io - Sai che mi sento sopraffatta ivi stante? (in realtà avevo detto: Sai che mi sento una merda di fronte a tutto ciò ed è bellissimo sentirmi così?)
Lui - Stai sperimentando la sublimazione romantica, mamma. (sì, lui è proprio così: alato)
Io - Perbacco! (in realtà avevo detto: Ma va a caghé, per piasì...).
Ecco Dettifoss e il suo rombare (Davide aveva ragione: sublimazione romantica all'ennesima potenza, non può esserci altra esperienza lì):



S come Sonno: di pessima qualità. Tuttavia l'attività onirica pare aver ripreso il suo (che temevo perduto) ritmo bizzarro e ne sono ben lieta. Avevo smesso di sognare durante la malattia di mio papà, poco per volta sto ritornando a me: brava.

T come Toro: mi appello al Quinto Emendamento. Odi et amo e tutto quel che segue. Carme LXXXV, Catullo. Leggete, ignoranti ed ignavi (bis)!

T #2 come Tempo: non esiste. L'altro giorno ero in metropolitana e improvvisamente ho realizzato che il tempo è l'unica cosa (e non è neppure una cosa, mannaggia...) che non si può avere. "Abbiamo mezz'ora di tempo per raggiungere il ruolo tale...", frasi così non hanno senso. Il tempo NON SI HA. Ufffffffffff, il discorso è lungo e complesso e io dovrei smettere di pensare di quando in quando.

U come Uva: mi piace molto. Soprattutto dopo il processo di fermentazione, quando diventa liquida e ispira canti e facezie.

V come Viaggi: not applicable, not allowed. Mi manca molto la Scozia. Sarà la mia prima meta quando il mondo tornerà ad essere un luogo meno pericoloso. Tanti anni fa si era fatta notte fonda mentre eravamo nelle Highlands. Avevamo trovato alloggio in modo rocambolesco. Solo con il favore della luce ci eravamo resi conto di essere in luogo incantato: si trattava del Loch Eriboll, nella parte più ad Occidente (the West is the best, it is known). Nel parcheggio davanti a 'casa' (trattavasi di un enorme prefabbricato in cui non mancava alcun confort: mega salone da pranzo, angolo TV, cucina, due bagni, due camere da letto. Ne avevo 'vinto' l'affitto entrando in un pub la notte prima. Una storia da raccontare, prima o poi) razzolava una gallina color setter irlandese. Oltre il parcheggio, oltre la gallina, il mare blu. Oh sì, lassù, lassù a Nord, lassù in quei posti freddi in cui amo girovagare, quando il cielo è sereno* il mare diventa blu cobalto.
* no, in Gran Bretagna non piove sempre, ignoranti ed ignavi (ter).

W come Welsh: sì, è quasi un anno che studio Gallese. È una lingua splendida, ricca di sfumature, è un profluvio di storia. Adoro trovare qua e là verbi latini (davvero! Coginio per Cucinare, Paratoi per Preparare, cose così: che ebbrezza!). Il Cymraeg (Gallese in Gallese, LOL) è una nuova comfort zone offertami da questo strano anno iniziato a marzo del duemilaventi.

X come Doctor Who: il MIO Dottore del passato è il Quarto (IV, Tom Baker), il MIO Dottore del presente è il Decimo (X, David Tennant). Potevo evitare di parlare della non esistenza del tempo, visto che qui si parla di Signori del Tempo, ma tutto (o quasi) mi viene spesso scusato perché sono simpatica ed arguta. Soprattutto sono gentile (con me stessa) poiché eviterò di parlare di intersezioni spaziotemporali (se no non dormirò mai più: i miei pensieri sono rumorosi).

Y come Yeah: ho scritto cose. Dovrei farlo più spesso.

Z come Zelo: quello che non impiego nel prendere nota dei miei deliri.

Cordiali saluti da quella che oggi è felice perché piove.