mercoledì 3 maggio 2017

Non mi diverto più

Dunque: ciao, è stato bello. Tanto. Sono grata ed è ora di andare altrove. Sparire, forse.

Saluto con le parole di Echo-Maya Lopez (e chi cazz'è? Informatevi, ignoranti).

"Oggi ho incontrato un cieco che mi ha aperto gli occhi.
Ho incontrato qualcuno che ho percepito come un altoparlante contro il mio cuore.
Qualcuno che mi ha fatto capire che le risposte non sono tutto.
Devo gustarmi le domande.
Qualcuno che fa sembrare divertente la maturità.
Ma prima devo chiudere il libro dell'infanzia."

Pagina Infinita finisce (sic) qui.

Cordiali saluti.


lazilvia unicornica

Soundtrack: The Rain Song, una versione qualunque.

martedì 2 maggio 2017

Dreams

190809 758
In cerca di un dignitoso tramonto

In ordine non cronologico.

Sogno n. 1
Davide la scorsa notte ha sognato di sognare (eh...) di star guardando il derby in TV poi di svegliarsi poi di essere al Grande Torino, anche se si trattava del derby di ritorno, e di vedere Iago Falque andare in goal: tre o quattro dei nostri erano nell'area avversaria, rimpalli vari e Falque su una palla che viaggia al limitare dell'area piccola riesce a toccarla e a insaccarla nell'angolo di sinistra poi è suonata la sveglia.

Sogno n. 2
Tiziana. Quella che ha realizzato il Quadro della mia Anima, quella che ogni tanto mi sogna, quella, insomma. Tiziana mi scrive di aver sognato il mio papà così qualche notte fa.
"Silvia, 'stanotte ho sognato tuo papà! Eravamo nella tua casa di campagna (! - che io non conosco, e dunque chissà che casa era, e comunque nei sogni anche le nostre stesse case sono diverse...), in cucina, una cucina luminosa e raccolta.
Tu, tua mamma, e una bambina sui tre anni, eravate sedute a tavola, tuo papà era in piedi con una mano appoggiata alla spalliera di una sedia; stavate chiacchierando.
Io sono entrata, e rivolgendomi a tuo padre ho detto: "Signor Lachello, come ha lavorato bene! Ha lavorato proprio a regola d'arte!" (ho usato proprio queste parole: a regola d'arte)(avevo forse, non ricordo bene, visto dei lavori che lui aveva fatto in casa, degli aggiustamenti).
Dicendogli questo gli ho porto la mano destra e lui me l'ha stretta, ma con la mano sinistra... ovvero, non era la stretta di mano di due che si incontrano o che chiudono un affare, era la stretta di mano amichevole di due amici.
E lui era così contento che io gli aveva detto che aveva lavorato bene. Gli brillavano gli occhi.
Tu a quel punto hai detto: "Ci vuole un dolcetto! Lo vai a prendere?", rivolgendoti a me. Tua mamma ti ha guardato lievemente preoccupata come per dire: "Ma ci mandi lei? Non conosce la casa" e tu l'hai guardata sorridendo come per dire: "Tranquilla, li trova". Tutto ovviamente senza dire niente 😊
Allora io ho cominciato a girare per la casa, prima ho aperto una porta che portava a una camera da letto, poi ne ho aperta un'altra ed era un salotto, e al centro del tavolo c'era un'alzatina di quelle vecchio tipo, e dentro c'erano alcuni Baci Perugina (sic!). Ne ho preso uno per ciascuno e li ho portati in cucina dove voi mi stavate aspettando, sempre nelle solite posizioni, solo che la bambina si era alzata e stava in piedi sulla sua sedia, come a volte fanno i bambini quando sono contenti. A quel punto il sogno è finito 😀
Tuo papà aveva uno sguardo gentile e divertito e indossava una maglia calda in lana, una polo color granata "
Il mio bellissimo papà.

Sogno n. 3
Boh, vedete voi.
eddie + cult
Tutto merito di Baby (complice della mia partecipazione al concerto di Robert - sigh - Plant dello scorso anno) e di Rocco ("Vieni anche tu a vedere i Cult?").
Io non so se riuscirò ad andarci ma i biglietti li ho: è il MIO modo per dare fiducia al futuro.

 

Ciò detto: arranco lungo questa strana settimana inevitabilmente fatta di magone, rabbia, possibilmente sorpresa, tutte cose.

In verità arranco in generale, ma faccio finta di niente perché l'arrancare non mi appartiene e, soprattutto, destabilizza alcuni e chi sono io per rompere le gonadi agli altri? Nessuno. Io non sono nessuno. Io non sono proprio nessuno. Aaaaaaaaaaaah, che pace.

Forza Toro, néh?

E forza anche me: quella che è talmente abituata a farsi il tifo da sola che sta raggiungendo limiti sempre più alti di autosofferenza... ah, no: autosufficienza, autosufficienza... aaaaaaaaaaaah, gli scherzi del subconscio.

Au revoir.

Maybe.


Soundtrack: Baby Come On Home, Led Zeppelin, Coda