sabato 31 dicembre 2016

Ti è mai successo?


Ti è mai successo di vivere un anno terrificante e poi di viverne un altro agghiacciante e infine di guardare il calendario e di avere l'angoscia per lo scoccare di un nuovo anno?

A me sì.

Vabbe'.

Provo a pensare a quanto di buono ho avuto, poiché per il malo non ci sono né spazio né tempo né utilità.

In ordine sparso:

  • The Complete BBC Sessions, Led Zeppelin
  • Un viaggio che non si doveva fare e invece...
  • Il concerto di Robert Plant
  • Gli Amici
  • Quelli che se ne sono andati facendo spazio al nuovo e a cui sono particolarmente grata
  • Le chiacchiere dopo il concerto di Robert Plant
  • "Vero che questa volta mi hanno aggiustato?"
    "Sì, ti hanno aggiustato."
    (dialogo criptico ma chi se ne frega)
  • Stop.

Poca roba? No. Chi ha avuto l'onestà intellettuale di interagire con me come ha sempre fatto, sa. Chi, viceversa, ha deciso che io fossi troppo fragile o troppo forte o troppo devastata o troppo su di giri, senza MAI prendere in considerazione che (come CHIUNQUE) sono normalmente fragile, forte, devastata e/o su di giri (come CHIUNQUE), non ha voluto capire un cazzo e, come già detto, a loro va la mia gratitudine per essersi spontaneamente allontanati.

Lascio ad alcune immagini il compito di illustrare la forza vitale che non so da dove mi provenga e ringrazio, sul tramonto di questo anno, soprattutto chi mi ha tenuto a galla rispettando i miei silenzi.

In vino veritas: prosit.

Bonzo

Il Galles

Il Toro

Il mio papà

Peter Pan

Con Paolo e Sara, diretti al concerto di Robert Plant

Noi quattro, in versione The Stupidinis, a Londra

The Tower House

L'Irlanda

La Luna

Robert, oh, Robert

The Complete BBC Sessions

 Uh, quasi dimenticavo... come sempre:

siate-felici

sabato 24 dicembre 2016

“Io non immaginavo…”

Così mi è stato detto: "Io non immaginavo..."

Tendo per scelta e per natura a non rompere i coglioni alla gente con i miei personali giramenti di gonadi, tendo a dissimulare, tendo a nascondere i miei sentimenti, i miei tormenti, i miei serpenti che si annodano nel cranio, nello stomaco e nel cuore.

Penso sempre che il mio interlocutore abbia cazzi più grandi dei miei da smazzare e allora taccio, dissimulo (come detto sopra), mento.

Pinocchio? Un principiante.

"Che cos'hai fatto in questo 2016, dunque?"

Ho mentito.

Continuamente.

Ho finto di provare emozioni.

In realtà ho sofferto come una bestia al macello: lo si vede dall'espressione dei miei occhi, dai capelli bianchi vorticosamente aumentati, dalle parole dure e centellinate.

Qualcuno ha fatto finta di niente e lo ringrazio: lontano dagli occhi, lontano dal cuore.

Qualcuno ha continuato ad essere com'è sempre stato e lo ringrazio ancora di più: non è da tutti.

Qualcuno mi ha sentito raccontare questo anno del cazzo e mi ha detto: "Io non immaginavo..."

Qualcuno mi ha sentito raccontare questo anno del cazzo e mi ha detto: "Ah, scusami sto poco su FB..." ¹

Quanti "Io non immaginavo..." nascono da un "Come stai?" mancato... tanti.

Io non immaginavo che ci fossero così tanti quaquaraquà in giro, soprattutto io non immaginavo di aver fatto così tanti errori di valutazione.

Be', meglio tardi che mai.

lz-xmas-2013
La mia salvezza

Buon Natale.


¹ Hahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahaha! [lo giuro: mi è stato detto]

 

sabato 10 dicembre 2016

No, dai, dimmi pure di stare calma

 granata


Domani a quest'ora staremo partendo da casa, mio figlio e io, indossando il solito zainetto colmo di speranza e di ferite, ma adesso... qui e ora... no, dai, dimmi pure di stare calma.

Dimmi di stare calma e di concentrarmi sul fatto che si tratta solo di una partita.

Sì, certo... come se fosse solo una partita.

Dimmi di stare calma, dai... dimmi che ci sono cose più importanti da affrontare nella vita¹... dai, voglio vedere se riesci a dirlo con la faccia o con il culo.

Dimmi di prepararmi ad una delusione, allo sconforto massimo, dimmi quello che vuoi.

Soprattutto non sperare che ti rivolga la parola: tendo ad evitare e ignorare ciò che è emblema di come non voglio essere.

Sai qual è la maggior differenza fra te e me? Tu hai bisogno di una mia reazione ai tuoi ragli per avere conferma di esistere, io non reagisco perché non esisti, non esisti proprio.

Ciao: vado a coccolare le mie ferite in attesa di 'sto cazzo di undici dicembre che sembrava non arrivare mai.²


¹ Prova a dirlo proprio a me! LOL
² Il derby mi riporta parzialmente in vita.

domenica 4 dicembre 2016

Quattro, tre e due

Quattro come Morte.

Tre come Nascita.

Due come Rinascita.

Quattro come Quattro Dicembre Millenovecentottanta.

Tre come Tre Dicembre Millenovecentosei.

Due come Due Dicembre Duemilasedici.

Quattro Dicembre Millenovecentottanta come Morte dei Led Zeppelin.

Tre Dicembre Millenovecentosei come la Nascita del Toro.

Due Dicembre Duemilasedici come la Rinascita di una persona che era stata condannata da una diagnosi terrificante e che due giorni fa, il Due Dicembre Duemilasedici, ha avuto la conferma che il Male è stato estirpato.

Il mio calendario va un po' al contrario e saltapicchia fra secoli e millenni.

L'altra notte, la notte fra l'Uno e il Due Dicembre, ho fatto un sogno.

Ho sognato di andare al cimitero a vedere la tomba di mio padre ma era tutto sbagliato: la tomba era messo per largo invece che per lungo, le cappelle erano tutte unite come un unico porticato e tale porticato presentava un vetro che impediva l'accesso alle tombe. Io sapevo che con le mani avrei potuto rimettere a posto la tomba di mio padre, ma non riuscivo a superare il vetro.

Poco dopo mi ritrovavo in un seminterrato insieme con mia madre; sulla destra c'era un tavolo, un tavolo di pietra, su cui era adagiato il corpo di mio padre. Ero felice di vederlo, ero felice di vederlo senza segni di decadimento. Nonostante fosse morto, il suo corpo era scosso da movimenti convulsi, soprattutto alle braccia. Ne ero terrorizzata ed affascinata al tempo stesso.¹

Cambio di scena: mia madre, io e mio fratello siamo in un piccolo locale attiguo al seminterrato. Mia madre mi dice: "È in narcosi profonda e deve scegliere se andare verso la vita o verso la morte."

In quel momento mi sono svegliata. Mi sono svegliata piena di angoscia. Nei due anni della malattia di mio padre ho smesso di sognare, ho ripreso a farlo dopo il suo funerale, con molta fatica poiché sono più le notti in cui vedo le lancette dell'orologio procedere incuranti. Mi sono svegliata piena di angoscia e anche arrabbiata: per una cazzo di volta in cui ero riuscita a dormire, fare un sogno del genere mi pareva un brutto scherzo.

Ho rimuginato per ore e poi ho ricevuto una telefonata: "Il mio referto è pronto: vado a ritirarlo e poi ti chiamo." Mi ha chiamato - non importa di chi si tratti, non importa, facciamo finta che non importi, dai - e il referto diceva che la Bestia non c'era più.

Provaci tu. Provaci tu a vivere la malattia e la morte di tuo padre e poi, subito dopo, vivere la malattia di una persona per te importante come l'aria che respiri.

Respirare. Già: respirare. Io avevo dimenticato come si facesse. Io sapevo solo che nel momento in cui avessi di nuovo potuto farlo forse non ne sarei più stata capace. È andata proprio così: non ne ero più capace. Ho fatto proprio come fanno i bambini quando vengono al mondo: ho annaspato e gracchiato.

Devo fare ancora un po' di strada per tornare ad usare i polmoni normalmente, ma i percorsi non mi hanno mai fatto paura.

E dunque il Due Dicembre ho festeggiato la Rinascita di una persona non più malata (e pure la mia, dai), il Tre Dicembre ho fatto e ricevuto auguri di buon compleanno a e da quelli che come me sono stati scelti dal Toro, il Quattro Dicembre è (come sempre, mi si scusi l'essere ripetitiva) quel giorno che guardo arrivare come se stessi osservando un piatto che, accidentalmente, cade dal tavolo. Lo vedo cadere al rallentatore, non posso fare nulla per cambiarne la traiettoria, per fermarlo, per far cessare la caduta. E poi si infrange al suolo e, sempre al rallentatore, mille schegge saettano in tutte le direzioni, compresa quella che porta dritto al mio muscolo cardiaco. Questa è la scheggia numero 36.

Ci sono tre immagini che rappresentano questi tre giorni, due - quelli della Morte e della Nascita - già saldamente intrecciati con il mio DNA, uno - quello della Rinascita - destinato a diventare parte della sostanza di cui sono fatta.

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Rinascita - Due Dicembre - La mia Famiglia (pessima foto, ottimi elementi)

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Nascita - Tre Dicembre - Buon compleanno, Cuore mio

led-zeppelin-disbandment 
Morte - Quattro dicembre - "Non possiamo continuare come eravamo"

C'è un brano² dei Led Zeppelin che mi ronza in testa in questi giorni, soprattutto a causa di una frase, una frase che ho compreso e sperimentato proprio in questi tre giorni: "I'm a traveller of both time and space".

Ora è tempo di "let the sun beat down upon my face and stars fill my dream": me lo merito. Cazzo, sì: me lo merito.


¹ Sì, papà, ci ho messo un po' di ore ma poi ho capito che il tuo messaggio era: "Sono morto ma mi muovo per rimettere a posto le cose." Grazie infinite dalla tua 'bambina' che non smette MAI di credere nei sogni anche quando tutto sembra perduto e pure quando i sogni sono bruttini. GRAZIE.

² Kashmir, Physical Graffiti, 1975: buon ascolto.

martedì 8 novembre 2016

Quarantacinque!

 Buon compleanno, Untitled: grazie per i tuoi (nostri?) primi qurantacinque anni di immensità.

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Il Nonno collettivo

domenica 6 novembre 2016

Panico e goduria

"Ciccio, io sono messa male ed è meglio che contenga i danni finché sono in tempo, visto che la prossima settimana sarà piuttosto intensa... guardo la partita da casa: te la senti di andare da solo?"

"Guarda... preferirei guardare la partita con te."

"No, dai... vai allo stadio, io sto qui sotto la coperta."

"No, preferisco rimanere con te."

"Come preferisci..."

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Odio non andare allo stadio.

Odio non andare allo stadio soprattutto quando dovrò aspettare ulteriori settimane per farvi ritorno.

Ma come si fa? Sono marcia di raffreddore, la prossima settimana dovrò di nuovo gestire una di quelle situazioni che fanno paura (no, non ci si abitua alla paura, proprio no), devo stare al calduccio e risparmiare le forze.

Piove.

Diluvia.

Dea, quanta bellezza sprecata... il dramma di essere pluviofila e non poter mettere il naso fuori di casa. Vabbe'.

All'ora X ci disponiamo come di consueto: lui sulla poltrona, io sulla sediolina, alla sua destra.Toro fa tutte cose, hey, bastardo! Quello è rigore!

Sì, è rigore. Lo tirerà Belotti.

E lo schermo della TV diventa NERO.

La parabola non è pluviofila. Mannaggia a lei.

Panico.

Non c'è il tempo per cercare uno stream, seguiamo la cronaca testuale di un sito che solevo frequentare quando ero ancora innocente.

Ha segnato! Questa volta non ha sbagliato! Evviva! Viva, viva, tralalà!

Mio marito, impietosito dal nostro soffrire, mette a disposizione il suo PC, fa un salto, ne fa un altro, collega il PC alla TV, fa la riverenza, fine della nostra sofferenza, guardiamo in su, guardiamo in giù e gli diamo tanti baci per poi dirgli cucù.

Finisce la partita, abbiamo fatto la manita.

Siamo soddisfatti, siamo felici, abbiamo quella cosa bella nel cuore che sempre cerchiamo nel Toro.

Dea, che goduria.

N.B. Il panico di non poter vedere una vittoria è, mannaggia a lui, una cosa da Toro. Una di quelle cose che a ripensarle fanno venire in mente Fantozzi, ma in definitiva sono solo momenti in cui si viene richiamati a ricordarsi che la vita, per quanto in questi mesi faccia paura, va vissuta. Comunque e sempre.

Well if the sunshine's so bright,
Or on our way it's darkest night
The road we choose is always right, so fine
Ah can your love be so strong
When so many loves go wrong
Will our love go on and on and on and on and on and on?
(Bron-Yr-Aur Stomp, Led Zeppelin)


martedì 18 ottobre 2016

Pallante


Chissà che cosa le è passato per la testa, chissà che cosa le passa ancora per la testa. L'ho sempre ammirata per la capacità di fare scelte e sostenerle, pur tuttavia quella volta là ha toppato di brutto. Sì, era davvero legata a mio padre, ma da lì a dover essere IO a consolarla, a cercare di colmare il SUO vuoto... nah, scuse, solo scuse, scuse per nascondere - perché mai, poi - un suo disagio interiore già in essere da tempo.

Era la mia Amica-Amica da circa cinquant'anni, circa cinquant'anni che racchiudevano affetto (grande e reciproco) e accettazione delle sfaccettature (tante e opposte) l'una dell'altra. Io di sinistra, lei di destra. Io comunicativa fino allo spasimo, lei comunicativa solo per e con pochi eletti. Discorsi fittissimi per decenni, scambi emotivi profondi, supporto bidirezionale. Il Toro in comune. Il Toro, sì. L'ho portata io al Fila per la prima volta. Era successo prima di un derby perso malamente. E poi le tante partite allo stadio insieme finché, causa ingresso nella rosa di Amauri, aveva tagliato in piccoli pezzi l'abbonamento e dato l'addio allo stadio. Allo stadio, eh? Non al Toro, quello mai. Ne sono sicura anche dopo tutto questo tempo.

Tutto questo tempo. Quanto? Tanto: quasi nove mesi. Quasi nove mesi di silenzio. Quasi il tempo per far venire al mondo un essere umano. Il silenzio era iniziato dopo un messaggio in cui si diceva affranta ma impossibilitata a partecipare al funerale di mio padre. Uhm, non era un problema. Anzi sì: era una scusa. La conosco (conoscevo?) così bene che era palese che si trattasse di una scusa. Vabbe', presenza o non presenza sua o di chicchessia le cose non sarebbero cambiate: i funerali s'avevano da fare.

Poi i giorni successivi, le settimane successive. Messaggi sempre più radi, sempre più parole di disperazione. Per la morte di MIO padre. MIO. E poi giorni di silenzio turbati solo da mie domande. "Come va?" "Come stai?" "Tutto OK?" Le risposte arrivavano dopo molte ore, dopo alcuni giorni. Capperi! Una volta ci sentivamo più volte al giorno.

Le mie riflessioni, la mia domanda: "Mi spieghi che cosa sta capitando?". Il suo silenzio, la sua risposta: "Mi sento depressa, astenica, refrattaria, vuota, piatta, disperata.

Ho tirato fuori tutta la forza di cui NON DISPONEVO e le ero stata vicina come le altre volte in cui le era già capitato di sentirsi depressa, astenica, refrattaria, vuota, piatta, disperata. Ma né la mia vicinanza né la terapia medica cui si era giustamente sottoposta sembravano sortire effetti positivi.

E poi c'era stata un'ulteriore sequenza di "Com'è?" e risposte date per pura educazione (sempre a babbo morto, eh?) e a monosillabi o plurisillabi brevi.

Purtroppo il fatto di voler essere sintetica a tutti i costi mi impedisce di raccontare questo progressivo allontanamento - NON DECISO DA ME - con dovizia di particolari che mi scagionerebbero dall'essere apparentemente una gran merda di persona perché infine giunse il giorno in cui misi la parola FINE al tutto (è doveroso, a questo punto, usare il passato remoto).

Il tutto, appunto, si concluse con la mia resa: "Smetto di fare domande. Non mi piace arrendermi, ma in questo caso lo faccio,"

Boom! Si riaccese. Si riaccese: "Speravo mi aspettassi. Vorrei che mi aspettassi."

"Porco ***, non ho detto che non aspetto, ho detto che non faccio più domande e lascio che le cose accadano. Punto."

Da allora il Nulla.

Niente, ci sono Amicizie che finiscono, semplicemente finiscono e passa davvero la voglia di farsi/fare domande. Perché non si può tirare troppo la corda, perché non si può credere che una persona forte (io, maledizione) sia sempre e solo forte, perché non c'è più niente da dire, anche se il giorno prima mille e poi mille e ancora mille erano gli argomenti di cui trattare, da sviscerare, da rivoltare, da elencare, da riservare al futuro.

Rimane una strana amarezza che con il passare dei giorni si affievolisce sempre di più, un pensiero che da fisso si fa singhiozzante, un guardarsi indietro e farsi dom... no, niente più domande.

La fine di questa Amicizia è stato uno schiaffo violento, ma benefico: mi ha permesso di alzare la testa, di guardarmi dentro e trovare un po' di rimpianto, ma nessun rimorso.

Le sono grata.

Ha fatto tanto (TANTISSIMO) per me, ho fatto tanto (TANTISSIMO) per lei. L'abbiamo fatto con naturalezza. Poi la naturalezza è morta e allora è morto il Re, viva il Re.

So che è passata da Torino qualche mese fa e ha incontrato - il caso non esiste - una persona a me cara che, abbandonando il proprio abituale riserbo, le ha chiesto di rimettersi in contatto con me. La sua risposta è stata: "Ognuno ha i suoi tempi." Molto bene: time out, da parte mia, anzi: triplice fischio e chi s'è visto s'è visto.

In un angolo del mio cuore spero che il suo stato di salute mentale sia migliorato, che non sia più depressa, astenica, refrattaria, vuota, piatta, disperata: non amo sapere che la gente soffre.

La gente.

Quella che era la mia Amica-Amica è diventata pulviscolo di gente: sic transit gloria mundi.

O come direbbe mio figlio: "Succede."

Già, succede.

Così come succede che il Toro sia tornato ad essere bello come quando il Toro è bello.

Ieri sera alla fine di Palermo-Toro ci avevo un groppo in gola. Tipo come quando sei bambino e apri un regalo sotto l'albero di Natale ed è proprio quella cosa che volevi tu e non sai se piangere o ridere e fai dei rumori strani e basta.

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Ho trovato un po' disturbanti certi inviti a porre fine alla propria vita per aver messo in discussione il nostro allenatore per motivi politici, ma sicuramente, molto molto molto tempo fa, è andata come descrisse Gary Larson in una delle sue vignette più riuscite per cui non posso proprio lamentarmi.

Non la pensi come me? Ammazzati. Roba forte.

Ai miei figli ho insegnato che il pensarla diversamente coincide con la possibilità di conoscere qualcosa di nuovo: spero tanto che, quando non ci sarò più, continuino a portare questa mia peculiarità nei loro pensieri e nelle loro azioni.

Il concetto del si vis pacem para bellum non è altro che cibo di scarsa qualità per coloro che non abbiamo voglia di tirarsi su le mani per coltivare la terra e far crescere il grano con cui produrre il pane caldo della vita. Mia opinione, eh? Non la pensi come me? Pazienza. Roba forte anche in questo caso.

Ciò detto... come spesso accade ho detto tutto e ho detto niente e allora dico ancora una cosa.

Ieri al goal di Benassi mio figlio ed io ci siamo messi ad applaudire felici e contenti. Purtroppo non avevo fatto i conti con Pallante [♦] ed oggi ho avuto così male che mi veniva da vomitare. Lo Yin e lo Yang, Luce e Ombra, il Toro bellissimo e il male porco: tutto sommato nel mio mondo c'è equilibrio.

Voglio proteggerlo. Voglio proteggere il mio equilibrio, sperando non giunga mai il giorno in cui io debba difenderlo.

Bon, vado a continuare la Zeppathon in corso e a essere serena altrove.

State bravi: vi troverete bene.

[♦] Pallante è il nome con cui ho battezzato l'encondroma che mi sta divorando le ossa della mano destra. Prima o poi me lo faccio togliere, ma per ora ho altre priorità e dunque faccio buon viso a cattivo gioco. Un giorno racconterò il cattivo gioco e grande sarà lo stupore degli altri (così come il mio, perché a volte mi sembra di vivere in un film di Fellini e preferisco rimanere in una sorta di delirio da irrealtà) nel sentir narrare quelli che per ora devono rimanere misteri. Certo che mi do una grande importanza, eh? Ne ho ben donde. Tante belle cose e sempre forza Toro.

 

 

sabato 8 ottobre 2016

“Eri seduta, molto ricciola.”

Mi sveglio spesso quando è ancora buio.

Facile in questi giorni in cui l'alba arriva sempre più tardi, eh? Mi piace che ci sia ANCHE qualcosa di facile nella mia vita.

Di solito rimango a fissare nel vuoto, totalmente rincoglionita, e poi mi preparo il caffè.

Poi lascio parlare i serpenti che mi si agitano nel cranio. Uno di essi, particolarmente rilassato forse dal silenzio circostante, questa mattina mi ha fatto aprire Whatsapp e scrivere un messaggio a Tom: spesso anche lui ha gli occhi aperti mentre fuori è buio.

Gli scrivo: "Una volta mi hai detto che come si diventa del Toro non si diventa di niente altro. È proprio vero, lo sai? Nel bene e nel male è proprio vero. Grazie."

Non mi risponde e sono felice per lui: probabilmente sta dormendo.

Dormire non è cosa facile per entrambi.

Mi risponde dopo tre ore e lo fa così.

"Ti ho sognata. Non ne ricordo quasi niente. Era molto piacevole. Fra le altre cose, a un certo punto sentivo una musica meravigliosa provenire da una chitarra. Chiedevo: 'Ma da dove arriva tutta questa meraviglia?' E tu dicevi: 'Da qui!' Mi giravo ed eri tu che stavi suonando. Eri seduta, molto ricciola. Tutto molto sereno."

A volte vengo sognata.

Un giorno tornerò a suonare.

Non so quando, non so come, ma un giorno tornerò a suonare.

Un giorno tornerò a suonare e i colori si spanderanno dappertutto.

Sì, sarà così.

Suonare mi manca molto, ma al momento non posso permettermi altre lacerazioni nel cuore e allora mi accontento (ha ha ha!) di fissare obiettivi difficili da raggiungere ma come diceva il mio papà: "Quando Silvia si mette in testa una cosa non ce n'è più per nessuno."

Il sogno di Tom, così come il sogno di Tiziana, vengono dalla stessa Terra dei Sogni, una Terra in cui la Musica e io siamo una cosa sola.

Mi piace che Tom e Tiziana abbiano visitato la stessa Terra dei Sogni: non si conoscono ma hanno un forte legame fra di loro dentro di me.

Lui divenne mio amico parlando del Toro, lei mi consigliò di aprire un blog in cui parlare di Toro (ed è pure nata il 3 dicembre!). Con lui ho continuato a parlare di Toro e anche di massimi sistemi e pure di stupidaggini. Dall'idea di lei è nata 'sta cosa in cui il Toro è poco nominato perché mi diverto a nasconderlo in altre storie e lungo altri percorsi.

Più passa il tempo e meno ho voglia di parlare del Toro, meno ho voglia di parlare del Toro e più ho voglia di viverlo.

In definitiva... sto nei sogni altrui senza dare fastidio: mi sembra un ottimo risultato.

Lascio ad altri l'arduo ed estenuante compito di spiegare come si viva veramente l'essere granata: io non ho niente da insegnare a nessuno, solo tanta voglia di imparare e di rimettermi in gioco. Tipo che testa bassa e caricare. Tipo che adesso non posso suonare ma tornerò a farlo. Tipo che il buio che in questi mesi mi avvolge anche in pieno sole non necessariamente è un nemico. Tipo che questa sera mi sento un po' serena e non sto a domandarmi perché. Tipo che spero di comparire nei sogni di qualcuno anche sotto forma di demone incubo. Tipo che le opportunità vanno sempre colte. Anche quando c'è solo spazio per la disperazione.

Ho detto tutto e ho detto niente: che bello fare ciò che si vuole in casa propria...

silvia-les-paul

Ah, quasi dimenticavo...  tre giorni fa questa bella creatura ha compiuto quarantasei anni.

sleeve

Led Zeppelin III,  5 ottobre 1970.

Non ha forse la copertina più brutta mai offerta al mondo?

Mai lasciarsi ingannare dalle apparenze, mai...

Ascoltatelo.

Cheers,

LaZilvia

venerdì 30 settembre 2016

Rosetta

Sei stata lanciata nello spazio il 2 marzo 2004 a bordo di Philae, quando Davide aveva quattro anni e già guardava il cielo con lo sguardo di chi ne vuole sapere un po' di più.

Allora avevo una specie di pancino, che sarebbe diventato pancione, in cui nuotava leggiadramente Giulia e Plutone non era ancora stato riclassificatato come pianeta nano.

Il tuo scopo era studiare la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, scoperta nel 1969, quando io avevo quattro anni e del cielo iniziavo a scoprire qualcosa guidata da papà che mi indicava le stelle e le immaginarie - ma nemmeno troppo - linee che le uniscono.

In questi anni ho cercato di seguirti. di sapere come stavi, se il tuo viaggio stava proseguendo.

Sapevo che saresti andata verso morte sicura perché così era scritto e oggi è successo, sì: oggi hai attivato la procedura di spegnimento e, poco prima di morire, hai inviato qui sulla Terra un'ultima immagine.

Eri a 51 metri dalla superficie di 67P, avevi compiuto la tua opera, hai mandato un'ultima foto e ti sei spenta.

No, non hai registrato i dati del tuo schianto: l'hai avuta vinta tu. Te ne sei andata con dignità. Te ne sei andata nell'infinito e i tuoi frammenti ora riposano sulla cometa 67P.

Ti avevano battezzata Rosetta per ricordare la stele - appunto - di Rosetta, che riporta incise su di sé iscrizioni in tre lingue (che culo, Champollion, eh?).

Amo pensare che tu portassi con te la chiave per la traduzione della meccanica in sentimenti... altrimenti non so come spiegare questo magone che mi è preso oggi quando hai finito di vivere, dopo una vita piena e durante la quale hai regalato le immagini da te catturate facendole diventare dati su cui lavorare per gli astronomi e un nodo in gola per i poveri illusi come me.

Grazie per avermi permesso di viaggiare insieme con te, grazie per quest'ultima foto.

rosetta

Possono dirmi quanto vogliono che tu non fossi senziente, ma mi hai portato nello spazio e ti sono grata.

Andare a riposare per sempre su una cometa.

Sembra una storia da raccontare intorno al fuoco, bevendo un liquore caldo.

Brindo a te, Rosetta: sic itur ad astra!

domenica 25 settembre 2016

36 years gone

 La torta al cioccolato con le candeline rosse.

Circa cinquanta treccine in testa.

Vestiti neri oppure neri oppure neri.

Non è facile diventare grandi.

La mia bella famiglia.

Gatti, tanti, come sempre.

Guai a chi tocca i miei vinili.

Sì, sono del Toro da prima che vincessimo lo scudetto, e allora?

Amo la solitudine e il buio.

Ho paura del futuro.

VV. EE.

Io ero così in quell'inizio d'autunno del 1980.

Non sono cambiata poi molto.

Anche se gli eventi degli ultimi anni mi hanno reso quasi priva di emozioni, lasciandomi ricca di sensazioni.

Però quando arriva questo giorno ritorna tutto a galla, soprattutto ritornano prepotenti le emozioni, come quella volta (un mese e qualche giorno fa) in cui sono andata a Rushock e ho visto con i miei occhi e toccato con le mie mani la tua tomba. Sono uscita dal cimitero tremando un po'. Tremando di gratitudine e anche di voglia che non fosse successo.

Che cosa mi si agita dentro? La stessa cosa che mi lacera il 4 dicembre.

Sempre quella.

Da trentasei anni, a questo punto.

Uno di quei giorni che

[...] guardo arrivare come se stessi osservando un piatto che, accidentalmente, cade dal tavolo.
Lo vedo cadere al rallentatore, non posso fare nulla per cambiarne la traiettoria, per fermarlo, per far cessare la caduta.
E poi si infrange al suolo e, sempre al rallentatore, mille schegge saettano in tutte le direzioni, compresa quella che porta dritto al mio muscolo cardiaco.

Chissà se un giorno smetterò di essere fragile e riuscirò a fermare la caduta di quel piatto.

bonzo-36-years-gone

martedì 20 settembre 2016

Benvenuti ancora una volta

 Poi lo ascolto, eh?

Intanto lo guardo.




Incredula.

Credevo che tutta 'sta storia fosse finita e invece... e invece benvenuti ancora una volta.

Poi lo ascolto, eh?

Intanto lo guardo e mi sembra perfino di sentire qualcosa di molto simile ad un'emozione rimbombarmi dentro.

Chi lo sa... magari decido di tornare ad essere umana.

Il 16 settembre è stato pubblicato questo gioiellino: The Complete BBC Sessions, Led Zeppelin, oggi la Signora Amazon me l'ha recapitato fra le braccia.

Get the Led out ♥

mercoledì 7 settembre 2016

È successo un quarantotto!

7 settembre 1968, Gladsaxe Teen Club, Gladsaxe, Danimarca, ore 19:30.

Primo concerto dei Led Zep... no, della nuova formazione degli Yardbirds.



[immagini prese da http://ledzeppelin-database.com/geekbaseweb/speechpage.aspx]

Avevano suonato insieme per la prima volta poco meno di un mese prima e questo è ciò che dissero di quella prima session:

Jimmy Page: "In definitiva sapevamo che stava succedendo veramente e che era davvero elettrizzante. La parola giusta è emozionante. Immediatamente dopo andammo a fare le prove per incidere il primo album." (intervista del 1990)

John Paul Jones: "Suonammo per la prima volta insieme in una stanzetta in Gerrard Street, in un seminterrato, che ora si trova a Chinatown. C'era giusto lo spazio per gli amplificatori appesi alle pareti e un po' di spazio per la porta, nient'altro. Ci guardammo letteralmente negli occhi ed incominciammo a dire: 'Che cosa suoniamo?' Io facevo soprattutto session a quei tempi e non sapevo niente. Decidemmo per un vecchio brano degli Yardbirds che si chiamava Train Kept a Rollin'... e l'intera stanza esplose." (intervista del 1990)

John Bonham: "Suonammo bene quel giorno e ci trovammo subito in sintonia. Fin dalla prima volta in cui abbiamo suonato insieme, abbiamo avuto la sensazione che avremmo fatto qualcosa di buono, qualcosa di veramente buono. Ma in quel momento non avevo idea che avremmo raggiunto il livello a cui siamo arrivati." (intervista del febbraio 1972)

Robert Plant: "Ricordo quella stanzetta, ricordo che faceva molto caldo e che suonavamo bene. Era tutto estremamente eccitante e entusiasmante, perché riuscivo a percepire che stava accadendo qualcosa a me e agli altri in quella stanza. Era come se avessimo trovato qualcosa di cui prenderci grande cura perché avremmo potuto perderla, ma quell'energia era straordinaria" (intervista del 1990)

Energia straordinaria, sì.

Queste sono le foto del primo concerto dei Led Zep... aridanghete: della nuova formazione degli Yardbirds.















Le foto vennero scattate da Jørgen Angel, che successivamente testimoniò molte altre performance musicali... chissà se in quel 7 settembre di quarantotto anni fa sapeva di star fotografando coloro che sarebbero diventati fondamentali pezzi del mio cuore.

sabato 3 settembre 2016

Nonostante tutto

Lascio fluire le rimembranze: un anno fa mi sentivo così.

Credo che sia necessario superare le forche caudine del rosario e del funerale, poi tornerò a vomitare in rete foto dei capezzoli di Jimmy Page.
Alcuni si sono già premurati di farmi notare che non mi hanno visto versare una sola lacrima, sono stata cortese e ho risposto con qualche bella frase standard velata di newagismo.
Io sarò una pazza scatenata, loro... oh be', a volte sono proprio felice di non passare la vita a guardare nei giardini altrui: il mio ha fiori a sufficienza.
Quel che è successo era nell'aria da un po' di tempo ma ha subito un aumento di velocità incontrollata e incontrollabile nelle ultime due settimane: c'era solo da attendere la fine.
Non sono la prima persona ad aver perso un genitore e non sarò l'ultima: la Natura lo prevede.
Mi sembra di vivere in una massa informe di ovatta che, giocoforza, finirà per cadere a terra e, chi lo sa, magari attutirà un po' l'inevitabile capitombolo nella realtà.
Ho la forte sensazione di essere molto piccola.
Oggi, quando mamma mi ha chiesto di sedermi dove si sedeva solitamente papà, ho avuto l'impressione fisica di dovermi arrampicare su una sedia altissima.
Ma era una sedia normale, era la sedia di papà, È la sedia di papà.
E allora ho fatto un bel respiro e mi ci sono seduta.
Ho guardato mamma, Davide, Giulia, e li ho guardati da dove li vedeva lui.
Li ho guardati con amore, li ho guardati come li guardava lui.
E dunque... e dunque mi prendo un po' di tempo (due giorni, due settimane, due minuti).
Poi torno a riappropriarmi di me stessa nella mia interezza.
Ecco.

Da allora sono successe molte altre cose, fra le quali perdere altre persone lungo il percorso, ma di perdite benefiche si è trattato.

Magari un giorno diventerò più leggera, per ora vado bene così, con il mio cuore infranto e - nonostante tutto, anche il non detto - la voglia di ridere.

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martedì 30 agosto 2016

Un anno fa, proprio un anno fa

Stavamo per giocare contro la Fiore, avremmo vinto, avremmo vinto bene.
Mi avevi chiesto di andare comunque alla partita, ti avevo mandato questo MMS.
Avevi sorriso, me l'ha detto mamma.
E poi il giorno dopo le avevi chiesto di farti raccontare la partita.
Gliel'avevo raccontata e mamma mi aveva detto che eri riuscito ad essere felice.
E poi il giorno dopo ancora non c'eri più.
Temevo questi giorni, i giorni dell'anno dopo, come temo ciò che non conosco, ma mi hai insegnato anche ad essere curiosa e, dunque, mi osservo, osservo le mie sensazioni altalenanti.
Dicevi che ero il tuo fiore più bello anche se hai fatto in tempo a vedere i primi segni d'avvizzimento.
Mi sento come un fiore un po' sgarruppato ma tant'è...
Quella sera dopo la partita ho fatto la strada dallo stadio a casa a piedi.
Davide non smetteva di parlare: era felice e anche io lo ero anche se sul bordo del precipizio.
Ci sono miliardi di parole che vorrei scambiare ancora con te, ma in definitiva si racchiudono tutte in quel 'ti voglio bene' un po' disperato.
Spero che questi giorni passino in fretta così potrò riviviverli di nuovo (pain is so close to pleasure) insieme con tutti gli altri che devono ancora venire.


2016-08-30 21.25.05

lunedì 29 agosto 2016

In sintesi

Mamma - Potevamo essere sul 6 a 1...

Figlio - Non fare la spalamerda, mamma.

Lo adoro.

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sabato 27 agosto 2016

Dovresti

  • Secondo me nel tuo blog dovresti dire che bliblibli e bliblibla...
  • Anche secondo me dovresti.
  • Che cosa?
  • Farti i casi tuoi.

 Che liberazione.

venerdì 26 agosto 2016

Gli ultimi giorni di agosto

Sono nata in piena estate e dell'estate amo solo l'esserci nata, così come si ama un dato di fatto, per quanto si possa amare un dato di fatto.

Le mie recenti estati sono state - come dire? - problematiche; la scorsa estate poi... un delirio.

In questi giorni vivevo con la consapevolezza che erano gli ultimi giorni di mio padre, ogni risveglio da notti complicate portava con sé la domanda: "Succederà oggi?".

Avevo la costante impressione fisica di avere un robusto elastico che tiravo fino al limite per poi farmi da esso tirare indietro con violenza.

Tiravo tiravo tiravo e poi sbadabam: per terra. Che culate.

Questo fino alla mattina in cui egli divenne un de cuius e mi ritrovai a navigare in un oceano di sentirmi grande e sentirmi piccola contemporaneamente.

Sono ancora in quell'oceano, a chi voglio darla a bere... ma sono diventata molto più disinvolta.

A volte mi capita di cadere in meccanismi verbali/mentali che non riesco a modificare.

Tipo dire a mamma: "Saluta tutti.", mentre lei è sola sola sola.

Tipo essere a Londra e comporre QUEL numero di telefono per dirgli: "Ti ricordi di quella volta in cui ero a Londra e mi sono dimenticata di chiamarti per farti gli auguri di compleanno?"

Tipo fotografare le montagne e pensare: "Quando vado in campagna gli chiedo i nomi di tutte le cime: le conosce a memoria, le ha conquistate tutte."

Cose così.

 Mentre ero in Irlanda ho fatto un sogno.

Ho sognato di essere in bici e di star trainando l'auto guidata da mio padre.

Ci scambiavamo, come eravamo soliti fare quando eravamo entrambi su questa terra, amorevoli epiteti, e anche se ero io a trainarlo - senza alcuna fatica - al tempo stesso era lui a spingermi.

Giunti ad un bivio, la corda che univa la sua auto alla mia bici rimaneva a terra, lui svoltava a sinistra, io proseguivo diritto.

Mi ritrovavo a quel punto in un seminterrato con le pareti bianche e tanta luce, insieme con un'ex collega che mi stava sulle gonadi come poche persone nella mia esistenza.

Ella mi raccontava del suo viaggio futuro e si appropinquava alla scala che conduceva al piano terra. Al termine della scala c'era un muretto da scavalcare con un salto: lei ci riusciva agilmente, il mio primo tentativo invece falliva.

Mentre mi preparavo ad effettuare un nuovo salto, notavo un armadio a due ante sulla mia sinistra: era laccato di verde acqua e dentro c'era qualcuno o qualcosa che cercava disperatamente di uscire.

Capivo che si trattava di una donna, senza sentirne la voce, e mi spaventavo. Mi spaventavo così tanto da mettermi ad urlare: "Aiuto! Aiuto!" e lo facevo anche uscendo dal sogno.

Più tardi, a mente mooolto fredda, ho capito che la donna imprigionata del sogno ero io e che ho un po' di remore a lasciarmi andare in questa esistenza di figlia a metà.

Ciò detto... sto contando i minuti che mi separano dalla gita allo stadio di domenica sera e non so perché. Ormai è diventata davvero una gita, andare allo stadio si è spogliato di tanti significati che mi accompagnano da quando ero bambina. Ci vado per inerzia e per una specie di amore che non so bene spiegare.

È un amore che occhieggia timido fra anfratti di rovine e chi sono io per metterlo a tacere? Nessuno, io non sono proprio nessuno. Anzi, no: sono una creatura ferita, come ferite sono quasi tutte le persone che si affannano intorno a me, che ha ancora voglia di futuro.

Questo mese di agosto, travagliato e difficile come il luglio che l'ha preceduto, va a finire tra poco.

Tra poco inizia il mese di cui amo il nome e in cui sono accadute cose belle e cose brutte: la nascita di mia figlia, la morte di mio padre.

Tra poco inizia il mese in cui arriva l'Autunno e tutto si fa più dolce.

Tra poco finisce Agosto e inizia Zeptember: che sia un mese facile (non lo sarà, ma pazienza).

timeline zeptember

Tra poco inizia Zeptember e arriverà un nuovo disco da cullare fra le braccia (The Complete BBC Sessions, siore e siore, COMPLETE).

Preferisco pensare a futuri belli.

Preferisco futuri belli.

Preferisco.

THE GIRL I LOVE SHE GOT LONG BLACK WAVY HAIR

(sono io: mi amo, LOL)