lunedì 24 gennaio 2022

Il vento

Avevamo deciso di andare alle Shetland mentre ci trovavamo a Barra, Ebridi Esterne.

Il viaggio alle Ebridi Esterne era iniziato ben prima di andarci. Una telefonata come tante altre:

  • Dove andiamo quest'estate?
  • Mi piacerebbe tornare in Scozia.
  • Sì, però andiamo un po' più lontano del solito: che cosa ne dici delle Ebridi?
  • Ma ci siamo già stati!
  • No... io pensavo alle Ebridi Esterne.
  • Uhm... lasciami guardare l'atlante.

Mi ero messa a raccogliere informazioni qua e là in rete e, mentre prendevo appunti sulla Moleskine, mi capitava di pronunciare con inesorabile frequenza la frase: "Ma dove stiamo andando, dove stiamo andando?!?"

Vagolando avevo scoperto che faceva parte della fauna l'Orbettino: sembra un serpente, ma è una specie di lucertola senza zampe. Quasi più interessante di un Cervo o di uno Scoiattolo.

Quello che non sapevo è che avrei trovato colori di cui non so ancora adesso il nome.


Our Lady of the Isles


Le Ebridi Esterne, come mi è capitato di dire ripetutamente, viste dal satellite sono come stracci verdi e tarlati buttati nell'Oceano, come se la Dea si fosse improvvisamente spogliata del Suo mantello e l'avesse buttato a mare. Ciò che non avevo preso in considerazione era che ogni piccolo o grande foro del mantello della Dea giocava a 'Strega tocca colore' con il Cielo.

Ogni minimo nostro spostamento, da Lewis a Harris a North e South Uist a Barra e ritorno, era una sorpresa: talvolta ci accadeva di essere su un crinale e di guardare in una direzione per vedere laghetti (le parti tarlate del mantello) blu cobalto e poi, voltandoci in altra direzione, trovare fori nella Madre Terra neri come la pece.

A South Uist mi era persino venuta voglia di Fede, quando mi ero trovata al cospetto di Our Lady of the Isles.

Avevamo cercato di andare più a Sud possibile ed eravamo giunti a Barra, dove Kisimul Castle mi aveva fatto venire voglia di ridere per la sua assurdità. Su, ignavi, cercate le foto di questo castello: si trova in mezzo all'acqua.

Oh, vabbe', eccolo:

Prima di prendere il traghetto per South Uist, mi ero fermata a fare quattro chiacchiere nel deserto: c'eravamo solo noi quattro e il gestore di un banchetto di bibite e panini. Poi si era avvicinata una coppia di italiani con cui avevo fatto altre quattro (o anche di più chiacchiere). Ci eravamo scambiati impressioni di viaggi pregressi e ci avevano raccontato delle Shetland.

Uhm.

  • Ci andiamo la prossima estate?
  • Ovvio.

E ci eravamo davvero andati l'estate dopo.

Quando ripenso a quel viaggio, lo paragono alle mie mani di bambina che cercano di contenere una lucciola per godere della luce senza farla fuggire, per poi liberarla e vederla scomparire nel cielo.

Molte emozioni sul percorso, la più grande: la sosta ad Aberdeen in attesa dell'imbarco, io che passeggio sotto la pioggia ascoltando:


E poi quel viaggio notturno, lungo, placido, sereno. La breve sosta alle Orcadi, viste dal parapetto del traghetto e poi, insieme con l'alba, laggiù: stiamo proprio andando a Nord.

Broch of Clickimin

Il cielo era sereno, quando siamo arrivati a Lerwick, e ci era stato facile trovare la casa affittata per quei giorni di lontananza da tutto e di vicinanza a quanto di più intimo ed interiore era in noi.

Sistemate le valigie, ci eravamo diretti al Broch of Clickimin (bisogna pur iniziare da qualche parte, no?).

Guardate quel verde: non lo troverete da nessun'altra parte al mondo. È IL Verde del SonoNelLuogoGiusto. Ma che il verde mi aveva sorpreso il vento. Freddo e tenero. Come la carezza sulla guancia della mamma dopo che aveva lavato l'insalata. Avevo respirato a pieni polmoni quel vento così ospitale e mi ero diretta tranquilla verso il Broch.

Bon, un sacco di parole inutili per ricordare il Vento delle Shetland. Chissà quando ci tornerò. Chissà se ci tornerò.

Forse dovrei chiedere aiuto ai miei figli vichinghi de no' antri.

Forza, ragazzi, questa volta portatemi voi fin lassù.

(che nostalgia della Scozia)

(mi lacera il cuore)

(ed è un bel lacerare)