mercoledì 29 gennaio 2014

Adesso dormi, tesoro...

È apparso sul tabellone ed è stato boato.
Un boato molto sabaudo, contenuto, pur sempre un boato.
"Siamo sesti!" Ha gridato Davide-figlio, abbracciandomi.
"Siamo sesti!" Ho quasi sussurrato a Stefano, mentre stavamo lì.
"Siamo sesti!" Abbiamo detto all'unisono Davide-Amico, la Manu e io.
"Siamo sesti!" Ha gridato Guido, richiamando la mia attenzione dall'alto delle scale.
"Siamo sesti!" Ci siam dette la Stefi ed io e un po' avevamo paura che ci venissero i crampi alle guance.

Uscendo dallo stadio ci si guardava in faccia: sconosciuti con sconosciuti, amici con amici.
Ci si guardava in faccia.
Ci si guardava in faccia quasi a voler cogliere un ulteriore alito di certezza.
Ci si guardava in faccia.
La solita fiumana granata scorreva morbida come quel maglioncino di mohair su cui 'faceva la pasta' con le zampine uno dei miei gatti, calda come una golata di whiskey che sembra bruciare la carotide e invece no.

"Siamo sesti!" Ci dicevamo Sabrina ed io, abbracciandoci senza saltellare come due oche, solo perdendoci in quell'abbraccio che era un QUI E ORA grande come un castello.
Grande come un castello vastissimo, eh? Mica un castello piccolo... eh, no: quando io dico GRANDE dico GRANDE, non ciapapuer.
"Ma c'era il rigore su Cerci?" Mi chiedeva Sabrina.
"Certo!" Le rispondevo.
"Da dove eravamo noi non si capiva tanto, ma chi se ne frega... siamo sesti, Si'!" E di nuovo indulgevamo in stritolamenti.

"Siamo sesti!" Dicevo a mia mamma durante la rituale telefonata del dopo partita e lei aveva la voce che rideva.

Una marea di sensazioni strane, ma non sconosciute.
Non sconosciute neppure a chi, come mio figlio, non aveva ancora avuto occasione per conoscerle: che roba.
Poi è calata la sera ed eravamo ancora sesti: che bello!


Il giorno dopo, anzi: la notte dopo

- Mamma...
- Dimmi, ciccio.
- Se e sottolineo SE... se andiamo in Europa... se andiamo in Europa mi porti allo stadio?
- Ma che domanda! Certo, tesoro!

Mi sorride, l'espressione di bimbo che riaffiora sul volto d'adolescente, un adolescente peraltro sempre razionale, sempre logico: mi pare sempre così strano che mio figlio sia tendenzialmente Vulcaniano, mentre io sono Klingon...

- Mamma...
- Parla più piano, ciccio: Giulia sta già dormendo... dimmi.
- Parlo per assurdo, ma proprio per assurdissimo...
- So già che cosa vuoi dirmi, sai? Voglio sentirlo dire dalla tua voce, però...
- OK...

Deglutisce.

- Mamma, se andassimo in Europa e per assurdo, ma proprio per assurdissimo, andassimo in finale, noi due...
- ... sì. Andremo dove andrà il Toro, che è quello che facciamo sempre, no?
- Be', effettivamente...
- Buonanotte, ciccio.
- Buonanotte, mamma... hey, mamma?
- Ancora? Che c'è? [gli dico sorridendo: l'amore fa sorridere]
- Vola solo...
- ... chi osa volare...
- ... e se cade troppo dall'alto...
- ... si rialzerà comunque.
- Adesso dormo, mamma, OK? [di nuovo quel sorriso antico]

Lo bacio sulla fronte, mi bacia su una guancia.

Sono FORTUNATA e FELICE, così felice che mi viene da ridere e andando verso la mia camera da letto rido e poi mi congedo dal mondo per qualche ora.

Magari fra qualche anno ripenserò a questo momento di tenerezza dicendo a me stessa: "Hey, me: ti ricordi di quella notte in cui Davide ti accese il riso?", io mi risponderò: "Certo, me, come potrei dimenticarmene!", allora replicherò dicendo: "Hey, me, hai fatto caso al fatto che ACCESE IL RISO è l'anagramma di Alessio Cerci?" e concluderò dicendo: "No, me! Che storia!"... e proverò tenerezza anche per i miei dialoghi interiori, quelli che non riesco tanto a spiegare, ma chi se ne frega: QUI E ORA siamo sesti e del resto QUI E ORA non mi importa granché.