mercoledì 21 novembre 2012

Un regalo è un regalo

Un rigore è un rigore


“Sagliets! Come al solito non hai capito una cippa di ‘sta lippa! Kimono, ha detto kimono, non ‘di meno’! Puoi continuare a scrivere pezzi da ottordicimila caratteri! Hai letto la circolare del Diretùr o è sparita in mezzo a tutti gli appunti sulla scrivania? E non ti azzardare ad incolparmi per il TUO disordine!!! Allora... keep calm and listen to the Beatles: metti su ‘Magical Mistery Tour’, muoviti. Oh, bene. Dunque: la circolare del Diretùr diceva che ogni venerdì dalle diciacquindici alle parentotto ci troveremo presso la Torre Nord della Redazione per il corso di Giù Gitsu e che troveremo i nostri kimono sugli scaffali bassi della Torre Ovest... tutto chiaro, ora? Bravo, Sagliets, cuccia, Sagliets... tra l’altro in Scozia mi è capitato di incontrare un tifoso del Toro che...”


- Dario, allora... la ragazza ha deciso di seguire il tuo corso di Ju Jitsu...
- Va bene, sono contento, ma... non scrivi più su Toro Chips?
- No, che diamine! Bisogna cambiare nella vita, bisogna andare avanti, sempre! Guardare al passato con gratitudine e procedere verso il futuro... ma scusa?!? Devo spiegarlo IO a TE? Sei o non sei Granata? E allora... e allora leggi [testata su cui scrivevo], che diamine!
- [ride] Uno di questi giorni ti porto un regalo.
- [ridacchio] Naaaaaa...
- Non ti dico che cos’è: sarà una sorpresa e sono sicuro che ti piacerà!
- Va bene: mi fido... alla prossima, Fratello...
- Sì, alla prossima!

Giulia ha deciso di fare Ju Jitsu, dunque.... Apocalypse Now per casa, questo è il futuro di Davide.
Staremo a vedere.
Io gliel’ho detto.
Le ho chiesto: “Sei sicura di voler praticare una disciplina che inizia nello stesso modo di quelli là?” Lei, trulla trulla, ha risposto che quelli là si chiamano quelli là e basta.
Quanta saggezza in quella piccola creatura: brava lei e brava pure me. Uno a uno, palla al centro.

Già... quelli là... l’elettricità pre-derby inizia a sfrigolare dentro di me. Ho tutte le paure del caso. Ho tutto l’amore necessario. Non ho nessuna aspettativa, né di correttezza arbitrale (ahahahahahaha!) né di vittoria. Ho solo il battito cardiaco più accelerato del solito. Il conto alla rovesciato è innescato. Non posso più fermarlo...

“Silviaaaaaaaaaaaaaa!!! Sono caduto nella botolaaaaaa!!!” L’urlo ferino di Sagliets si spande per gli ampi locali della Redazione andando ad intrufolarsi negli angoli più reconditi di questo... labirinto. Meno male che ho conservato la mappa che ci è stata consegnata dal Diretùr... peccato che sia diventata così piccola... forse non è stata una grande idea tracciarla su una piadina... tutta colpa di Brugnols e delle leccornie che reca seco quando s’appropinqua in terra sabauda... comunque devo salvare Sagliets: volo da lui. Quando metterà un po’ di giudizio mi aiuterà a tracciare una mappa seria di questo dedalo ed ho come l’impressione che ci attendano sorprese, misteri ed avventure... “Vengo a salvarti, tonto... mentre plano verso di te, intona una canzone, dai...”
[Sagliets canta] “uen ai faind maiself in taim of trabols... ahia, ahia! Silvia, sbrigati! Si sono materializzati John Lennon e George Harrison! Mi stanno picchiando!”
“Catso, Sagliets, taci una buona volta altrimenti arriva pure Bonzo con quattro dico quattro bacchette! Fermati finché sei in tempooooo!!!”

… non voglio fermarlo.
Non voglio fermare questo cuore che un po’ di arrende e un po’ no.

- Giulia, lo sai che mancano due settimane al derby?
- Gliela faremo vedere a quelli là!
- Magari, Giulietta, magari... aaaaaaaaaaaaah!  [Percepisco un'ombra che mi si abbatte in prossimità delle scapole e strillo] MiSchia, che spavento!
È Dario, il Maestro di Ju Jitsu: mi arriva alla spalle come un ninja.

- Hey, ciao! Mi hai spaventata! [Giulia ride]
- Ho visto che eri dall’altra parte della strada e sono corso qui... allora: chiudi gli occhi e apri una mano: ti ho portato il regalo!

Deposita qualcosa qualcosa sul palmo disteso.
Chiudo la mano.
So già che quando la riaprirò vedrò una parte di me.
Apro la mano.
È una spilletta del Toro.
Quell’ovale metà Granata e metà bianco che vedevo appuntato sulle giacche degli adulti quando ero bambina.
Guardo la spilletta e richiudo le dita: stringo il Toro nel mio pugno e prometto per l’ennesima volta di prendermi cura di lui, di proteggerlo e di amarlo per sempre ed oltre.

- Ma... perché, Dario?
- Lo meriti più di me.

Non sono sicura che Dario abbia ragione ma - per una volta nella vita - decido di accettare senza farmi altre domande.
Un regalo è un regalo.

Così come un rigore è un rigore.
No, dai... lasciamo stare il discorso rigori.
Parliamo del rigido freddo di queste buie sere di avvicinamento all’Inverno.
Rigori invernali e scarsità di luce.
Rigore. Buio. Mmmm... è come se mancasse qualcosa... che cosa diavolo manca? Ah già: Calvarese.
Il risveglio dopo Roma-Toro è stato traumatico: ho sognato che avevamo perso 7-0.

Ho bisogno di un pensiero bello, subito, qui, ora, adesso.
Uh, sì.
Sì.

Sabato pomeriggio, quando mi son trovata a passeggiare lentamente e per nulla casualmente dalle parti del Fila, raccontavo anche a Giulia la storia di Capitan Ferrini.
Passava di lì una canuta signora che, sentendoci chiacchierare del passato, si è fermata ad ascoltare, per poi prendere la parola.

- Siete del Toro, bambini, vero? [le brillavano gli occhi] E lei, signora: brava. Continui a raccontare le storie che non devono essere dimenticate... aveste visto, bambini, quanta festa c’era qui quando giocava... quando giocavano... be’, pensi, signora, che la Fiat diede una giornata di permesso agli operai perché potessero assistere ai... oh, Signùr... ai funerali [piange]. Non dimenticateli, non dimenticateli mai...
- Non lo faremo, signora [le stringo forte le mani, i bambini ci guardano con occhi spalancati e sorridono]
- Che bello poter parlare del Toro... siete fortunati, bambini, forse non sapete quanto siete fortunati... tanti begli auguri!
- Grazie,signora, grazie e forza Toro!
- Evviva il Toro! [agita il pugno per aria e sorride]

Sì, il pensiero bello.

E il derby si avvicina.
Forza, cuore mio, forza.
Forza, Toro, sempre.


Questa settimana tocca a “A Girl Called Johnny” (The Waterboys, 1983, The Waterboys): quel sax e quel piano mi restituiscono in musica quel senso di malinconia che sempre si aggira dentro di me quando penso al Toro e anche ad altro.



Dedico “A Girl Called Johnny” a chi non ha paura di cambiare.