mercoledì 23 gennaio 2013

Alcuni sanno fare ritorno


Qualcosa deve cambiare


Per la gioia dei colleghi, strane urla si levano per i corridoi della labirintica redazione di [testata su cui scrivevo].
“Sagliets? Saglieeetsss??? Ou!!!”
“Che c’èèèè???”
“Ne ho una da 37 minuti e 38 secondi.”
“Eh?”
“Smettila di farmi ‘sti assist, tonto... ciuppa, tra l’altro. 37 minuti e 38 secondi. Ti rendi conto?”
“Uno più uno fa due, due più due fa quattro...”
“... e quattro più ottordici fa polentadue. Allora?”
BRAAAAANG.
“Oh, scusami, Elicottera... qualcuno mi chiama in chat...”
LaSilvia scrive - 37 minuti e 38 secondi!!! Aaaaaaaaaaaaaaaaaah!!!
Sagliets scrive - Ma sarai ben scema...
LaSilvia - Sì! ^_^
DA-DANG-DA-DA-DANG.
LaSilvia scrive - Perché mi chiami al telefono? Tanto non ti rispondo.
Si spalanca la porta: Sagliets.
“37 minuti e 38 secondi che cosa, oscura e rompiballissima creatura?”
“Ancora tu, non mi sorprende, lo sai.”
“You need coolin’, baby...”
“Proprio di questo volevo parlarti: 37 minuti e 38 secondi...”
“... che ti rimangono di vita se non la smetti...”
“Sì, certo. Brr brr, che paura. No, dunque, allora... uh... non posso dirtelo. Torna nel tuo cubicolo. Non posso metterti a parte di certi misteri: non sei ancora pronto.”
“Rompiballe di una rompiballe che non sei altro.”
“Yesssssssssss. Sciò. Vattene. Vattenissimo.”
Sagliets torna nel suo ufficio, sento che borbotta qualcosa al mio indirizzo (“Ma perché proprio a me, Dei degli Inferi?” e roba del genere)... uh, ma quanto è nervoso il giovanotto.
BRAAAANG.
LaSilvia scrive - Hai nominato gli Dei degli Inferi?
Sagliets scrive - Sì, santa donna, sì.
LaSilvia scrive - OK, quando arrivano mandali qui: il tea è pronto.
Sagliets scrive - Smettila!
LaSilvia scrive - No. Li sto aspettando per fargli sentire “Whole Lotta Love”.
Sagliets scrive - Tu sei fuori...
La Silvia scrive - Un po’... è la registrazione (fraudolenta, non dirlo a Pagey, ti prego) di “Whole Lotta Love”, Budokan, Tokyo, 23 settembre 1971... tanta roba.
Sagliets scrive - Quanta?
La Silvia scrive - 37 minuti e 38 secondi.
Sento correre qualcuno nel corridoio
GRIIIIIINCH: la porta del mio ufficio cigola e SBADAMMM! va a sbattere con violenza contro il muro.
I miei ninnoli e le mie ciarabattole tintinnano, i ciapapuer prendono polvere senza fare un plissé.
“Sagliets! Ti pare il caso?” Gli dico con disprezzo. Lo stesso disprezzo con cui lo guarda la combriccola che si è appena materializzata intorno al tavolino a tre gambe: Aleister Crowley, Lucifero e Belfagor.
“Aaaaaaaaaaaah! Pape, Satan, Aleppe!” Urla Sagliets.
“Sssssssssssh! Smettila!” Gli rispondo increspando la criniera.
“Ma... ma... ma...”
“Mama mia, let me go... Amici cari, vi presento il mio amico Sagliets: è nu bravo guaglione, ma si lascia facilmente travolgere dalle emozioni...”
A volte è difficile scrivere, parlare, pensare di Toro.
Non capita solo a me.
Purtroppo.
Mi scrive Beppe: “Mi è successa una cosa strana... da quando abbiamo in squadra  il "blocco- Bari-delle-scommesse" non ho più nessuno stimolo a seguire il Toro... sì, magari leggo se abbiamo preso Tizio o Caio... però la domenica vedo la partita pensando: "Ma se se la sono venduta due anni fa, perché non potrebbero rifarlo??"... tristemente sto pensando di staccare...”
Cioè ormai mi pare tutta una presa in giro... è strana come sensazione. Sai quel coro che dice "sembra impossibile che segua ancora te"? Ecco, ora tutto mi pare assurdo... per anni abbiamo preso in giro i gobbi per la musica del prepartita, per le musichette ai gol e per essere belli allineati. Ora mi sembra di vedere quelle cose da noi... sarò io che cambio, ma da quando seguo il Toro (OK,  dal ‘97 e non dal ‘70) mai mi sono sentito così fuori posto. Ovvio: gli amici ci sono e ci saranno sempre... ma, a parte loro, mi sento spaesato... poi magari passerà, eh? La ‘cosa’ Toro/Bari mi ha dato il colpo di grazia. Peccato...
Ma io spero che torni a galla e sono sicuro che lo farà, ma qualcosa deve cambiare. In Maratona ci si picchia, ci si insulta. Mi ricordo di quando mio padre mi portò per la prima volta in Maratona: era il derby del 3 a 3. Una signora nell'intervallo si avvicinò a noi e gli disse una cosa tipo: "Mica vuole piangere davanti a suo figlio?!? Guarda l'altra curva... sono brutti e si fanno anche male tra di loro. Noi siamo una famiglia... da noi si vince sempre... e ora venite su: due in più sono sempre benvenuti!" Ma come diavolo è possibile... ora nulla è più così... ma appunto, prima o dopo tornerà... è come quando ti lascia la prima ragazza... uguale...”
[N.B. Beppe è nato nel 1991, quando l'ultimo Scudetto stava diventando adolescente.]
A volte è difficile scrivere, parlare, pensare di Toro.
Eppure basta poco perché gli argini si rompano ed esondi tutto questo... amore?
Domenica pomeriggio, mentre improvvisavo danze celebrative per i due gol contro il Pescara, non potevo fare a meno di notare che non ero completamente felice... anzi: non ero spensieratamente felice.
Pensavo già alla prossima partita e anche a quella dopo.
Non ero totalmente nel momento che stavo vivendo.
Non va bene.
L’amore dev’essere spensierato, deve nutrire e non consumare, deve saziare e non creare vuoti.
Forse sono diventata una vecchia brontolona.
A dire il vero brontolona la sono sempre stata... vecchia, ahimè, la sto diventando.
Una vecchia brontolona che non è mai contenta (quando si tratta del Toro).
Una vecchia brontolona che finisce sempre a dire: “OK, diamogli un’altra possibilità...”
Una vecchia brontolona che non ha ancora deciso che cosa farà da grande, ma che sa che questa malattia - caro Beppe, prendi nota - è la cura per chi sa di essere diverso, per chi sa di essere nato nel luogo sbagliato, per chi sa guardare oltre, per chi sa fare ritorno.
“... ritorniamo ai nostri discorsi, dunque. Sagliets, puoi restare se vuoi: gradisci una tazza di Earl Grey?”
Sagliets è terreo. “Ma... ma loro...”
“Loro sono già stati serviti, non vedi?”
“No... dico... loro sono... lui. Lui è Crowley, vero? È un satanista, lo sai? E poi... Lucifero... Belfagor... a proposito che cosa c’entra Belfagor?”
“Boh, ha detto che voleva convincerti a parlare del Louvre in una tua Polaroid, ma che quando si era deciso a farlo ti ha trovato accartocciato su una chitarra elettrica e un archetto da violino e gli son tremate le ginocchia... in ogni caso Crowley non è un satanista e Lucifero ha perso le ali: vuoi ritrovargliele tu? Sai com’è... qui c’è spazio per tutti: buoni, cattivi, circamenoquasi... e qui non si giudica nessuno... ci si siede intorno al tavolo e si prende un tea caldo insieme... vuoi accomodarti o no, dunque?”
“Sì, dai... mi siedo con voi... però poi torno al secondo anello, va bene?”
“Fra un po’, Sagliets, fra un po’...”
Lo guardo sorridendo, mi fa tenerezza: quando si arrabbia si arrabbia duro duro duro, ma non gli manca mai la voglia di rimettersi in discussione (e qualora gli venisse a mancare gliela farei tornare io con due sberle... il caso non si è ancora presentato).
“Scusa, tenebrosa creatura... non avevi detto che volevi farci sentire qualcosa?”
“Sì, certo. Ci pensi tu? Premi quel tasto e ascolta ad occhi chiusi: 37 minuti e 38 secondi passano in un attimo... siete d’accordo anche voi, cari amici?”
Crowley, Lucifero e Belfagor annuiscono, quasi sollevati dal non essere guardati con terrore.
“Whole Lotta Love” si spande nel mio ufficio-sancta sanctorum.
37 minuti e 38 secondi dopo apriamo gli occhi: siamo rimasti solo io ed il mio stimato collega.
“Perché il Toro non può tornare ad essere così, Elicottera?”
“Perché... non lo so. Eppure siamo sempre là, eh?”
“Non riesco a dirgli di no.”
“Io non voglio dirgli di no.”
“Torno nel mio ufficio: ti ringrazio...”
“Grazie a te. Ora togliti dai piedi.”
“Sei sempre la solita, cavolacci!”
Se ne va sbattendo la porta.
Io faccio spallucce.
Apro il volume di Magia Nera che mi è stato donato per lo scorso Solstizio, lo sfoglio distrattamente: sto ancora pensando alle prossime partite e a tutte quelle che mi sono lasciata alle spalle.
Mi domando se davvero me le sono lasciate alle spalle o se, piuttosto, siano divenute le mie ali spezzate, se me le stia portando SULLE spalle, evitando accuratamente di liberarmene.
“Soffrire eternamente pare essere così chic... oppure è un cliché?” Penso e sospiro.
BLIMP.
“Ecchiccazzé ora?”
Sagliets scrive - Ho trovato un biglietto sulla mia scrivania...
La Silvia scrive - Uno solo?
Sagliets scrive - C’è scritta una cosa che vorrei capire meglio: “Sta a te scegliere se il Toro sia un inverno o l’Inferno, sta a te scegliere, sempre.” Secondo te che cosa vuol dire?
La Silvia scrive - Secondo te che cosa vuol dire: “E lo chiedi a me?”
Sagliets scrive - Piccolo terrore che non sei altro... guarda che riconosco la tua calligrafia...
La Silvia scrive - Oh... ah... bofffff... be’... boh.
Sagliets scrive - Eh?
La Silvia scrive - Ciup... no, dai: ascoltami... forse dovremmo prendercela di meno. Per il Toro, intendo dire...
Sagliets scrive - Ma come, zio cane? Come?
La Silvia scrive - Scegliendo di stare per un po’ al freddo e poi di accogliere il tepore di stagioni diverse dall’inverno, piuttosto che incenerirci in continuazione all’Inferno, per esempio...
Sagliets scrive - Non è un po’ troppo lungo questo inverno?
La Silvia scrive - Forse sì, ma tutto sommato... tutto sommato lo viviamo con disinvoltura, dai... sentiamo il freddo e quindi significa che all’Inferno non ci siamo ancora.
Sagliets scrive - Hai di nuovo messo su quella canzone?
La Silvia scrive - Sì.
Sagliets scrive - Perché?
La Silvia scrive - Perché io non ho parole, oggi non ne ho, per dire il mio amore per il Toro...
Sagliets scrive - Io credo che tu ti stia sbagliando...
La Silvia scrive - E lo sbagliare m’è dolce in questo caso...
Sagliets scrive - Forza Toro, Elicottera :-)
La Silvia scrive - Sempre, tonto, sempre :-)
Questa settimana tocca a “Hamsterheid” dei Clanadonia (“Clanadonia - Keep It Tribal”, 2007): cornamuse, tamburi, ritmo. I veri uomini indossano il kilt, dicono in Scozia... 

Dedico “Hamsterheid” alla parte guerriera della nostra anima.