mercoledì 8 maggio 2013

La mia bolla

SFT (disperatamente e con un filo d'allegria)


Nella mia bolla si sta bene.
Nulla mi può far male, nulla.
A volte vorrei non uscirne mai ma - ahimè - mi tocca di guadagnarmi il pane, gestire umani affanni, fare cose (cucinare, mangiare, dormire, interagire, varie ed eventuali).
Eppure nella mia bolla si sta bene.
La mia bolla di musica.
Indosso le cuffie, faccio scorrere veloce le dita sullo schermo dell’iPod, scelgo, chiudo le saracinesche.

Domenica strana.
Davide sta partecipando alle Olimpiadi di Matematica - oh yeah, è un piccolo genio, tié - e mi manca la sua presenza, spesso silenziosa e sempre densa di significati. Giulia approfitta della sua singolarità filiale per cuccarsi doppie attenzioni.
L’atmosfera è serena, idilliaca, ma manca qualcosa.
Finito il pranzo il coniuge (milanista...) decide di fare un pisolo e, gentilmente, chiede: “Mi svegli dieci minuti prima dell’inizio della partita, per favore?”
“No.” Rispondo secca.
“Ma... capito: sono iniziate le belligeranze...” Dice sorridendo.
“Oh già.” Replico con la voce di Gollum.
Ecco che cosa mancava: il mio lato oscuro, quello in cui tutti diventano il nemico.
Il mio lato oscuro... quello che coincide con la parte più profonda della mia modalità “Io sono del Toro”.
Vabbe’.

Intanto non riesco a tenere a bada la mia irrequietezza: decido di ciacolare via SMS con la Stefi.
Apro le danze inviandole la formazione ufficiale dei nostri e mi risponde...
- Un pari lo strappiamo.
- In questo momento sono avvinta dallo sconforto e non so perché, Stefi...
- Forse perché sei lucida?
- Non lo so, vecchia ciabatta... è qualcosa di profondo che è salito a galla e riguarda... non so bene che cosa. Boh.
- Quando vorrai mi spiegherai meglio, mistica.
- Più che altro... quando SAPRÒ verbalizzare le mie sensazioni.
- Esatto! Mens sana...
- … in corpo da rottamare.
- Ma va là... vecchio miocardio Granata! Rivediti le foto che ti hanno fatto prima del derby: la chiamavano El Grinta, zio cane!
- Ufffffff... mi viene da piangere...
- E va bene: lubrifica gli occhi. TU lo puoi fare a testa alta.
- Smettila. Forza Toro.
- Sempreeeee! Concentrati: anche oggi è una battaglia!
- Io volevo fare la fornaia, non la guerriera.
- Non saresti stata del Toro.

La Stefi mi scrive questa cosa e per un breve (ed eterno) attimo vorrei essere nella mia bolla.
Nella mia bolla si sta bene.
Nulla mi può far male, nulla.
Però sta per iniziare la partita e allora... la bolla può aspettare, io no.

Sveglio il consorte all’ora X e ci disponiamo in campo... cioè in casa: il Milan in sala, il Toro in cucina.
La partita inizia e, dopo qualche minuto, Giulia decide di lasciarmi sola con i miei bestemmioni, vagando per casa incerta sul da farsi.
Durante il primo tempo ricevo SMS dal figlio: “Come stiamo giocando?”
Gli rispondo: “Siamo stati pericolosi in due occasioni. Per il Milan chiedi a papà ;-)”
Finisce il primo tempo.
Intervallo.
Ricongiungimento familiare con il coniuge che, cortesemente, mi offre un bicchiere di aranciata... sdegnosa, rifiuto l’offerta.
“Ti ha scritto Davide?” Gli chiedo.
“Sì, guarda...” Mi mostra l'SMS ricevuto dalla bella creatura che abbiamo fatto insieme: “Come sta giocando il Milan?”
Sorrido. Sorrido tanto. Sorridissimo. Più che un sorriso è un ghigno trionfale, a dire il vero.
“Sei riuscita a portarlo dalla tua parte, dunque...”
“Moi? No no no: ha scelto lui... anche se non sono così sicura che abbia fatto la scelta migliore...”
“Vacilli?”
“Mai: ti stavo ischerzando, ciacciaccero-ciaccià. Adesso fila, su: inizia il secondo tempo.”
Mi spernacchia e si avvia verso la sala.

Il secondo tempo.
All’ennesima nostra sfiga, la Stefi commenta così: “Ho finito le bestemmie.”
All’alba degli ultimi minuti di gioco mi permetto di dare voce alla mia paura: “Ho il panico da fine secondo tempo.”
E poi accade. Accade la solita roba. Quella roba che sta diventando un’abitudine. Un’abitudine a cui mi ribello, mi ribello, mi ribello, ma è uno di quei casi in cui la ribellione non serve a nulla: è il “Toro”, baby...

Non rispondo più agli SMS, alle telefonate, mi chiudo nel silenzio, priva di qualsiasi sentimento, sensazione, sentire.
Imbraccio la chitarra e arpeggio “Bron-Yr-Aur”: ecco la mia bolla.
Nella mia bolla si sta bene.
Nulla mi può far male, nulla.

Anche il giorno prima ero nella mia bolla e nulla poteva farmi male.
Laura ed io finalmente in Collina insieme.
Prendere il trenino insieme.
Arrancare sulla salita insieme.
NON scattare alcuna fotografia insieme.
Camminare verso la lapide insieme.
Guardare l’orologio insieme.
Sospirare insieme.
Trattenere una lacrima insieme.
Andare a Superga fa sempre male, in qualsiasi giorno dell’anno, ma è un male che non fa male: va oltre.

Nella mia bolla si sta bene.
Nulla mi può far male, nulla... ma dal momento che la mia vena masochista sembra essere inesauribile, sto lucidando gli artigli per mercoledì sera... uh, mercoledì sera è QUESTA sera.

La scorsa notte ho sognato Toro-Genoa.
Ho sognato che i Ragazzi avevano perso la speranza e la voglia ed avevano deciso di giocare facendo finta di essere bambini in un cortile polveroso, felici e contenti di avere finalmente un pallone vero. L’atteggiamento di sana follia dei Ragazzi lasciava basiti ed impreparati i rossoblu e tanto bastava per essere tutti felici e contenti alla fine della fiera.
Il Toro vinceva perché non aveva nulla da perdere, insomma.
Mi sono svegliata stranita come i rossoblu del mio sogno, realizzando una volta di più che pensavo fosse masochismo invece era ammmore.

In redazione c’è agitazione: chi per un motivo e chi per un altro, c’è poca voglia di scrivere. Scrivere di che cosa, poi? Sembra che si possa solo stilare un elenco di follie e di sfighe e tutti quanti ne soffrono un po’.
“A volte l’amore è davvero brutto, eh?” Gli chiedo mentre verso il tea.
“Che cosa vuoi che ti dica, Strega...”
“Dimmi che cosa devo fare... io non so più che cosa raccontare... sto iniziando ad annoiarmi pure io a forza di parlare dei miei figli, Sagliets...”
“Non hai pensato che parli dei tuoi figli perché sono l’unica cosa che sta crescendo nel Toro?”
La pesantezza delle parole di Sagliets mi dà le vertigini e nascondo il volto fra le mani, coricandomi sul divano.
Sagliets rimane spiazzato dal mio ennesimo momento di sconforto. “Hey, Silvietta... non fare così, dai...”
Silenzio.
Silenzione.
Silenzissimo.
Che pace: mi sono addormentata.
Sagliets mi mette addosso la coperta Granata e lentamente esce dal mio antro.
Chissà se sognerò di nuovo il Toro che vince e se riuscirò ad entrare nel mio sogno e magari a non uscirne più...



Questa settimana tocca a “Ten Years Gone” (Led Zeppelin, “Physical Graffiti”, disco 2, lato A, prima traccia). “Hai mai avuto bisogno di qualcuno, e di averlo desiderato tanto?”





Dedico “Ten Years Gone” a chi ne ha le scatole piene, eppure... eppure.