mercoledì 12 giugno 2013

Cuore di pietra

L'ombra Granata


Disclaimer: Toro uguale IDEA. E basta. OK? Via con le danze.

In redazione: cerco di mettere in ordine i pensieri, in fondo alla ghiandola pineale si agitano cupi presagi.
Apro la chat: bene, Sagliets è on line.

La Silvia scrive - Sagliets?
Sagliets scrive - Che cosa vuoi?
La Silvia scrive - La tua testa su un vassoio d’argento.
Sagliets scrive - Sei peggio di Salomé...
La Silvia scrive - E tu sei un salame. Muoviti: vieni qui.
Sagliets scrive - Per favore...
La Silvia scrive - Grazie, prego, arrivederci.
Sagliets scrive - Non. Ti. Sopporto. Più.
La Silvia scrive - Allora ciao. [si mette off line]

Un sostenuto suono di giaculatorie s’innalza nei corridoi della maestosa redazione di [testata su cui scrivevo], accompagnato dall’usuale strusciare delle ciaspole che Sagliets non si ostina ad abbandonare neppure ora che fa un caldo boia. Il tomo, che mi pregio di annoverare fra i miei stimati colleghi, apre con cautela il pesante uscio che divide il mio sancta sanctorum dal resto del mondo, entra, non mi vede (per forza: mi sono nascosta dietro alle tende di velluto Granata), scuote la testa e poi si abbandona, un po’ rabbioso e un po’ sconfortato, sulla poltroncina di vimini: la roba più scomodo dell’universo.
“Esci fuori, strega...”
Silenzio.
“Ma perché proprio a me...” Mormora tra i denti.
Sempre nascosta, premo il tasto che fa calare la puntina sul vinile già pronto sul piatto: suoni inquietanti si spargono per l’antro. Sagliets raddrizza la schiena, si guarda intorno, favella: “Che cos’è ‘sta roba, piccolo terrore? Mi fa venire i brividi...”
“Taa-daa!” Urlo uscendo dal mio nascondiglio. “Ciao, Sagliets, è il mio nuovo impianto di condizionamento e mi compiaccio del suo perfetto funzionamento.”
“Ma cosa piffero vai dicendo, sciroccata?” Accidenti a me: lo sguardo interdetto di Sagliets sarebbe da fotografare, ma ho lasciato la mia fedele Nikon a casa.
“Ciccio, devo sempre spiegarti tutto, che fatica... non stai sfrantecando le gonadi a tutti quanti dicendo che hai caldo caldo caldo? Bene, non hai detto che ti sono venuti i brividi?”
“Sì ma... riccioluta testina d’incudine, mi riferivo semplicemente al fatto che questa musica è inquietante... che roba è?” Chiede smarrito.
“Oh, ciccio, una cosina che ha pubblicato Jimmy Page lo scorso anno... una robina per collezionisti... una briciolina di composizioni fichissime del 1972 rimasterizzate e pubblicate su vinile all’Equinozio di Primavera del 2012...”
Incuriosito chiede: “E come s’intitola?”
“Lucifer Rising. Carino, no?”
Mi guarda rassegnato e gli faccio un sorrisone: “Vuoi un po’ di tea, trappola?”
“Oh, grazie... ma intanto dimmi: perché mi hai chiamato?”
“‘Perché mi hai chiamato?’ è la frase che solitamente mi rivolgono i demoni che evoco! Bravo, Sagliets, stai imparando! Comunque devo parlarti: ho un problema...”

Mi è stato detto che non va bene.
Mi è stato detto che indossare le t-shirt Granata non va bene, non va bene in alcuni contesti.
Mi sono state dette cose comprensibili e condivisibili, altre meno, ma la vita è così: un continuo incontro-scontro fra pensieri e convenzioni.
Sono piuttosto brava ad osservare le regole, basta spiegarmele... me le hanno spiegate, ho iniziato a seguirle.
All’inizio il disagio è stato grande, poi si è trasformato in calma placida... mica avevo bisogno di vestirmi di Granata per essere tale, no? Eppure mi rimaneva sempre un po’ di fame insoddisfatta. Come quella volta in cui ero andata in Galles e c’era la siccità e tutto era brullo (la terribile estate del 1995): i colori erano sbagliati.
La mia calma placida... placida come un vulcano che sta per esplodere.
Non amo le coercizioni, non amo le convenzioni.
Amo il libero pensare, amo il rispetto.
Amo anche indossare le mie maglie del Toro (una per volta, eh?).
So quando è necessario scegliere altra tipologia d’abbigliamento.
So che nella mia vita mi è accaduto di vedermi vietare - per partito preso - di indossare una maglia del Toro e di averne sofferto grandemente.
Per giorni e giorni ho indossato altre cose, evitando accuratamente il Granata... mi sentivo a disagio. Mi sentivo a disagio nel non sentire il mio colore camminare, respirare, vivere con me.
E come tutte le altre volte in cui ho pensato di essere lontana dall’IDEA, l’IDEA mi è venuta incontro e lo ha fatto seguendo un sentiero tortuosamente semplice.

Ero nella scuola della figlia: “Mamma, dobbiamo andare a ritirare un libro che ho ordinato...” Mi dice. Ci avviamo verso la sala in cui ritirare il libro: regna il caos, le madri col portafogli in mano, i gagni che non vedono l’ora di stringere fra le mani il malloppo e il palloncino che ognuno di essi potrà prendere uscendo di lì.
L’impiegata mi guarda e sorride: “Buonasera! Lei è quella che scriveva su Torochips, vero? Come mai non scrive più?”
Le racconto che scrivo ancora, le racconto di [testata su cui scrivevo], le racconto... no, sto per raccontarle qualcos’altro, ma veniamo interrotte da Giulia: “Mamma! Hai visto? Il palloncino che ho scelto è Granata!”
La Dea benedica chi ha scelto di esporre anche palloncini Granata insieme con i soliti gialliverdiblurossibianchi.
La Dea benedica la felicità di mia figlia, la felicità di mia figlia che è la mia felicità, la mia felicità che è un palloncino Granata: pitost che niente a l’è mej pitost, no?
Bene... usciamo dalla scuola, prendiamo la metro, quattro fermate e siamo arrivate, scale mobili, usciamo a riveder le stelle.
Stiamo per attraversare la strada, fa molto caldo, Giulia si ferma.
“Dai, stellina, non fermarti in mezzo alla strada...”
“Ma mamma... guarda!”
Indica la propria ombra sull’asfalto e indica l’ombra del palloncino: è Granata, anche l’ombra è Granata.
Mi vengono i brividi.
Mi vengono i brividi perché tanta era la mia voglia di quel colore che il Caso ha fatto sì che lo ritrovassi grazie a due stelle: mia figlia e il Sole.
Mi vengono i brividi perché quell’ombra colorata mi dice di prendermi sempre cura dell’IDEA del Toro.
Mi vengono i brividi perché queste inutili - per alcuni - romanticherie curano le ferite del Toro che - come sempre - non sarà.
Mi vengono i brividi perché ho un po’ di febbre e ho tanta voglia di occuparmi di me e dell’IDEA del Toro, quell’IDEA che mi è venuta incontro fra le mani di mia figlia... ho anche voglia di ridere e di fregarmene e allora rido, rido per strada, rido chiedendo a Giulia: “Posso tenere un po’ io il palloncino Granata?” Lei mi risponde di sì e il mondo diventa facile.

“Wow. Solo tu riesci a vedere il Toro dappertutto...”
“Mica vero, Mauretti... è il Toro che si manifesta all’improvviso, un po’ come fanno certi demoni... sai, son convinta che ci sia del buono anche in quelle piccole creature malvagie... forse fanno i loro dispetti solo per attirare l’attenzione, solo per essere pensati, perché la Morte, quella vera, giunge quando anche il pensare a qualcuno va nel Regno del Nulla...”
“Però non mi hai detto del tuo problema, Silviaccia...”
“Oh, quello... non ci pensavo più e quindi...”
“E quindi l’hai fatto morire...”
“Sì, come sta facendo qualcun altro con il Toro...”
“Che cosa dobbiamo fare, Silvietta?”
“Iniziamo a domandarci che cosa POSSIAMO fare, mettendo da parte tutto, compreso lo schifo e la stanchezza...”
“Siamo ancora in tempo per farlo?”
“Non lo so, ma... Sagliets, vedi anche tu l’ombra Granata nella foto?”
“Sì.”
“Bene, che non perda di significato. Per oggi non aggiungerò altro in merito alla questione.”
“Il Toro ti trova quando meno te l’aspetti, vero?”
“Proprio così.”



Questa settimana tocca a “Trampled Under Foot” (Led Zeppelin, “Physical Graffiti”, 1975, secondo brano della seconda facciata del primo disco, puff puff pant pant).
Poco fa [ieri sera per chi legge] ho chiesto al Diretùr di dirmi il titolo del primo brano di “Physical Graffiti” che gli veniva in mente e lui mi ha detto “Trampled Under Foot”: che buongustaio.
Faccio finta che sia una canzone che parla d'amore, anche se di 'carnazza' essa tratta.



Dedico “Trampled Under Foot” ad una persona in particolare, una persona che non nominerò perché saprà riconoscersi, una persona che voglio ringraziare con tutto il cuore per il senso di protezione che esercita, con discrezione e fermezza, nei miei confronti.
Alcuni dicono che io abbia un cuore di pietra... in alcuni momenti sì, decisamente sì. In altri momenti ho il cuore fragile come quello di chiunque – perché io sono una persona qualunque – e allora sapere di poter contare su qualcuno diventa importante.
Grazie, Amico mio: ci siamo conosciuti nel nome del Toro e ciò basta e avanza. Il resto lo costruiamo di giorno in giorno. E tante belle cose a chi del mio cuore vede solo la pietra.