venerdì 20 settembre 2013

Starnuti, sospiri, sorrisi e bestemmie

Prima e dopo Toro-Milan 2-0 (ah, no: 2-2...)


Sabato 14 settembre

Un sabato mattina come gli altri: pigrizia, indolenza e... starnuti.
Eccolo lì: il raffreddore settembrino, quello che ti taglia le gambe, che ti piomba fra capo e collo e i fazzoletti sono dall'altra parte della casa, che ti obnubila i pensieri, che "forse aveva ragione mia mamma, forse devo mettere la canottiera".
Mi coglie - inevitabile - il pensiero: questa sera giochiamo contro il Milan.
Tentando di scrollarmi il sonno dagli occhi e dal cerebro, faccio un rapido appello e poi sospiro sorridendo: sì, ci saremo tutti.
Io (io io io, ogni tanto amo mettermi per prima), Davide-figlio, Giulia, Davide-amico, la Stefi, la Nonna Olga, Sabrina, Samuele.
Davide e Samuele celebrano un loro rito personale prima della partita: camminano lenti e percorrono centinaia di metri e parlano parlano parlano. Ogni tanto Sabrina ed io ci chiediamo: "Dove sono i nostri figli?" e poi li vediamo, li guardiamo, ci sorridiamo.
"Ma che cos'avranno da dirsi?" Mi chiede sempre Sabrina.
"Quello che ci saremmo dette noi due se ci fossimo conosciute da ragazze, no?" Le rispondo.
Intanto procedono i minuti, iniziano gli "Entriamo?", ci avviamo verso i tornelli per poi fermarci ogni tot metri perché c'è qualcuno da salutare e abbracciare, abbiamo tutti voglia di ritrovarci dopo sperando di essere ancora così... così pronti.
Raffiche di starnuti.
Altro che pensare a Toro-Milan: qui bisogna correre ai ripari e inizia la caccia alla canottiera, al Vivin C e al miele.
E poi si va, sì, e ci teniamo per mano: Giulia in mezzo, Davide a destra, io a sinistra. Tre magliette Granata in fila per tre (e per forza: quelli eravamo) contro il resto del mondo, resto del mondo rappresentato da un simpaticone che dall'auto urla: "Forza Milan!" al nostro indirizzo. Vabbe', contento tu...
Saliamo sul bus, il bus che parte quasi subito, e mi siedo, guardo i miei figli, sorrido con espressione sognante e pure imbecille: che meraviglia...
Il mio bel sognare viene interrotto dal dirimpettaio di sedile che chiede: "Sta giocando il Toro?"
Inizialmente penso di non aver ben compreso la domanda e poi rispondo: "No, stiamo andando allo stadio."
"E contro chi gioca il Toro? No, perché io sono tifoso del Toro, sa? Speriamo che vinca il Toro, eh?" Dice affannato.
"Santa Dea, perché perché perché?" Penso, ma dico: "Milan."
"Ah. E quello sulla sua maglia, se non sbaglio, eh? Se non sbaglio è quello dell'auto, è Meroni. È Meroni?"
"No, è Capitan Valentino Mazzola."
"Ah. Mazzola. Come Sandro. Sandro Mazzola. Valentino Mazzola era il padre di Sandro Mazzola."
"Veramente Sandro era il figlio di Valentino, ma sono punti di vista."
"Io ho visto giocare Sandro Mazzola, me lo ricordo bene. E ho visto anche Rivera!"
"Echissenefrega, zio cane!" Penso, ma dico: "Pure io... uh, mi perdoni..." Prendo in mano il cellulare e fingo - rob de mat daver davero! - di aver ricevuto una telefonata.
La 'telefonata' dura cinque minuti e il tipo si rifugia in uno splendido mutismo.
Dopo di che trovo il tempo per litigare con una truzza che pretende di scendere dal bus senza aver prenotato la fermata e per raccogliere le confidenze di una gentile signora di bell'aspetto.
Con 'sta faccia da prete che mi ritrovo alla gente pare venir spontaneo confidarmi le proprie pene: che fortuna.
"Per me è una sofferenza... io ero del Toro." Mi dice la gentile signora.
"Ah. E poi?" Rispondo, conoscendo già la risposta.
"E poi l'aereo è andato giù e bla bla bla e ho detto basta al Toro e bla bla bla e allora ho iniziato a tifare Milan e bla bla bla e a mio marito non interessa il calcio e bla bla bla" Blablablatera 'sta roba trita e ritrita sull'aereo che è andato già e sulla rinuncia al Toro e mi verrebbe voglia di darle una sberla in faccia al suono di un tonante: "Ma va a cagare, deficiente!", ma dobbiamo scendere dal bus: alleluja.
Se mi avessero dato un centesimo per ogni volta in cui ho sentito nominare a sproposito l'aereo che è andato giù, avrei già comprato il Toro.
Vabbe'.
Fine degli incontri strani prepartita, inizio degli incontri prepartita, gli incontri e basta.
Dopo un po' faccio la conta e ci sono proprio tutti.
Mi torna alla mente quella volta in cui ero a tavola con tutta la mia famiglia e Giulia, avrà avuto poco meno di un anno, era seduta a capotavola nel seggiolone. Ci aveva guardati tutti con attenzione, uno per volta: suo padre, mia mamma, la cuginetta, la zia, mio papà, il cuginetto, mio fratello, suo fratello, me. E poi aveva fatto un sospiro grande ed un sorriso.
Io non sono a capotavola, non sono su un seggiolone, ma anche io li guardo tutti: Sabrina, Samu, Gaia, Davide-figlio, Davide-amico, la Stefi, nonna Olga, gli altri. Li guardo tutti, uno per uno, e poi faccio un sospiro grande ed un sorriso.
Prima della partita è tutto bello.
Durante la partita è quasi tutto bello, cioè: è tutto bello fino a un certo punto, poi la merda trionfa.
Alla fine della partita non sospiro né sorrido, ma smoccolo.
Un sabato sera come gli altri: sorrisi e bestemmie.
Il raffreddore? Passato.
E allora perché tiro su con il naso? Boh, sarà un po' di allergia alle sere di fine estate.
E perché stringo i pugni fino a ficcare le unghie nei palmi delle mani? Chissà... ho pensieri che si amMASSAno e il disgusto che sale.
Un po' di zucchero per noi MAI, eh?
Eccheccazzo.




Oggi scelgo "She Loves You" (The Beatles, 1963) perché lei ti ama e perché lei sono io e tu sei il Toro e a volte lei vorrebbe che l'amore fosse più spensierato...




... ma d'altra parte se l'amore fosse diverso lei andrebbe a cercarlo fino a trovarlo così, proprio così com'è.

Dedico "She Loves You" alla spensieratezza che, comunque, ci ha avvolti e scaldati e confortati fino a quando siamo stati sul due a zero. Poi è stata solo una massa (sic) di merda, l'ennesima.