domenica 27 ottobre 2013

Le mie lacrime cadevano come pioggia

Facciamo cassa: vedi Napoli e poi ti tocchi gli zebedei


- Pronto?
- Via.
- Ciao, balorda.
- Ciao a te, viandante. A proposito di andare... quando vieni a vedere la mia nuova sistemazione?
- Quella sul fiume? Anche subito.
- Muoviti, allora.

Ho quasi finito di riportare alla luce i miei effetti e affetti personali, ho quasi finito di dimenticare i torti e la vigliaccheria altrui, quella vigliaccheria che... no, dai, rifacciamo.

One, two, three, four, one, two.

Ho quasi finito di riportare alla luce i miei effetti e affetti personali, ieri i ragazzi hanno finito di sistemare il pavimento, i tendoni granata sono nuovamente pronti a creare notti artificiali e a dare spazio alle candele, lo stereo è perennemente in funzione (è stata la prima cosa che ho sistemato nel mio nuovo 'ufficio'), i momenti di silenzio che si insinuano fra il cambiar lato di un vinile o il sceglierne un altro sono conditi dal suono sereno dell'acqua del fiume.
La parete che si rivolge a Est è come un puzzle che mostra le foto delle persone e dei luoghi che ho amato, amo ed amerò: è a loro che il Sole porge omaggio ogni giorno; lo studio no, lo studio è perennemente nascosto dalla luce... mi sento a mio agio così.

Rrrrrrrrrrrrrrrring! Dev'essere arrivato: vado ad aprire la porta.

"Ciao, Sagliets! Sei il benvenuto! Tra poco arriverà anche Lovi!"
"Ola, strega... scegliere un posto meno lugubre e tetro in cui dedicarti alle arti oscure di cui sei Maestra, no eh?"
"Anche tu trovi che codesto sia un luogo lugubre e tetro? Che meraviglia, non trovi?!?"
"Sei da ricovero."
"Sì, certo. Quando hai finito di blaterare ti porto a fare un giro della casa!"
"Casa? È una baracca, demone tritaballe, altro che casa... una baracca in riva  al fiume, tra l'altro: come farai quando ci sarà la solita alluvione novembrina?"
"Farò che rimarrò a guardarla da quella specie di terrazza e scatterò tante foto... e poi si trova abbastanza in alto da essere al riparo dalle alluvioni: svalvolata sì, pirlissima no... dai, vieni a vedere..."

Conduco Sagliets per i pochi locali della mia nuova casa; si guarda intorno ammirato ed io gongolo come un nano.
"Tutto qui, Sagliets: che cosa ne dici?"
"Mi piace... davvero... ma..."
"Ma?"
"Quella porta... dove porta?"
"Oh be'... è il mio nuovo sancta sanctorum. Pensi di essere pronto?"
"Urca. Sì."

Intanto suona il campanello dell'ingresso.
"Vai, dunque, e accomodati... io vado a vedere chi è arrivato."

Con timore e contestuale curiosità Sagliets abbassa la maniglia, apre lentamente la porta e, poco per volta, mette a fuoco il locale, così nuovo e così familiare al tempo stesso. "Guarda che roba... sembra di entrare in un altro mondo... devo ammettere che mi sono mancate tutte 'ste cianfrusaglie esoteriche... guarda guarda: ha pure fatto risistemare il pentacolo sul pavimento..." Pensa, continuando a curiosare e a prendere contatto con il mio antro.
Cammina a passi lenti, con le mani conserte, guardando verso l'alto. "Be', il lucernario era bello, ma il soffitto affrescato con le copertine dei vinili dei Led Zeppelin non è malaccio..." Intento a rimirare l'affresco, egli non s'avvede dei libroni appoggiati sul pavimento e finisce per rotolare per terra a peso morto rimanendo a gambe all'aria, un po' stupito e un po' dolorante.
In quel preciso istante entro con Lovi e non dico nulla, travolta dal calore di una situazione che mi sembra di aver già vissuto: che tenerezza vedere Sagliets che si dimena a pancia in su!

Lovi - Oh! Ciao, Sagliets! Che cosa fai li per terra?
Sagliets - Sto facendo una siesta, non vedi? [ruggisce]
Lovi - Buon riposo, dunque. Silvia, stavamo dicendo?
La Silvia - Stavamo dicendo che potremmo bere un tea.
Lovi - Buona idea. Va bene anche per te, Sagliets?
Sagliets - No.
La Silvia - Lo prendo per un sì.
Sagliets - [Digrigna i denti e si alza in piedi]

Mentre preparo il tea, sento Sagliets e Lovi che smadonnano contro l'ultima (ahimé) dichiarazione del Marinaio... avevamo proprio bisogno di qualcuno che venisse a spiegarci che cosa sono i valori Granata, avevamo proprio bisogno di qualcuno così lungimirante e dal senso comico che fa ridere come un clown ad un funerale, avevamo proprio bisogno di ricevere altri schiaffi... ma sì, dai, vendiamo il numero 11 e facciamo cassa, Marinaio... soprattutto: diciamolo all'antivigilia di una partita che fa un po' (tanto) paura.

La paura.
Quella roba che, Marinaio, attanaglia anche te, ti attanaglia così tanto che non sai come fare ad estirparla dalle teste dei tuoi (NOSTRI) ragazzi.
E allora dici stronzate.
Stronzate da paura.

La paura.
Loro hanno paura, noi siamo tristi.

La Silvia - Lovi, Sagliets... accomodatevi. Voglio raccontarvi una storia.
Lovi - Oh, bene...
Sagliets - C'era una volta...
La Silvia - Sagliets, taci.
Sagliets - Antipatica.
La Silvia - Sì.

Racconto loro di  come, qualche giorno dopo Toro-Inter, fossi stata presa da uno sconforto tale da poter essere cacciato solo da un po' di blues. Chiodo scaccia chiodo, insomma.
Mentre la gola mi faceva male per lo sforzo del trattenere le lacrime, scrivevo un SMS ad un Amico, uno di quegli Amici che fanno parte del proprio sistema solare da così tanto tempo che l'inizio della storia non ha più una data.

La Silvia - Perché il Toro non vince quasi mai? Oggi ho proprio il magone... forse dovrei smettere di farmi di blues e ripiegare su una birra... cazzo, dimmi che 'sti demoni infestano anche il tuo stomaco... oggi sono inconsolabile...
Amico - È tremenda questa storia che non vinciamo mai. Sì, anche perché poi uno fa confusione tra il Toro e se stesso.
La Silvia - Io vinco, sai? Anche rimanendo del Toro... non pensarmi come ad una perdente...
Amico - Mai pensato a te come una perdente!!!!!!!!! Scherzi? No... dicevo tutti noi... io in particolare... in quelle ore terrificanti del dopo partita fino al mattino dopo :-)))))
La Silvia - Minchia sì. Quelle ore. Comunque oggi nessun gobbo in vista. Proprio come dopo la partita contro la Fiore. Agghiacciande.

Racconto loro di quanto radicato sia questo senso di tristezza in noi e loro sanno esattamente di che cosa sto parlando, racconto loro che è bello che gli strisciati ci abbiano dato due belle soddisfazioni nel giro di pochi giorni, racconto loro che - al di là delle soddisfazioni che talvolta i gobbi ci danno - vorremmo sentirci più comodi, tranquilli, sereni, non tormentati, racconto loro che quelle ore terrificanti del dopo partita non bastano a regalarci ore vibranti nel pre partita.
Perché ci speriamo sempre.
Perché sappiamo mettere da parte la paura.
Perché tra qualche ora inizia la partita al San Paolo e, come anestetizzati, daremo spazio ad un amore che forse a volte è solo abitudine... o forse è talmente senza confini da alleggerirci per qualche momento da tutti i pesi e quel che sarà, sarà.

La Silvia - Vi fermate qui a vedere la partita?
Lovi - Ma... Silvietta... tu non hai la televisione...
La Silvia - Però ho la radio... ed anche molta immaginazione...
Sagliets - Ci sto.
La Silvia - Metto su un po' di musica per caricarci, OK?
Sagliets - Qualcosa di allegro, possibilmente.
La Silvia - Qualcosa di allegro? No, grazie: qualcosa di infinito.
Lovi e Sagliets - Sì.




Since I've Been Loving You, Led Zeppelin III, 1970


Said I've been crying, yeah, oh my tears they fell like rain
Don't you hear them, don't you hear them falling

Ho detto di aver pianto, sì, oh le mie lacrime cadevano come pioggia
Non le senti, non le senti cadere

Uh, a proposito di lacrime... l'anagramma di Giampiero Ventura è piangevate rumori.
Qualcosa vorrà pur dire.
Forse non vuol dire nulla, in realtà.
Chi se ne frega: forza Toro.