mercoledì 7 ottobre 2020

Ashes to ashes

 Alla fine di maggio eri diventata triste. Avevi trascorso due o tre giorni nella tua trasportina, nell'oscurità del corridoio, tanto che poi avevo messo la trasportina nella camera dei ragazzi affinché tu non stessi sempre sola.

Il vet #1, venuto a visitarti a fine maggio in un tripudio di mascherine e visiere di plastica, aveva riscontrato la presenza di una cosa, ma aveva deciso di procedere con calma. Noi non lo sapevamo, ma quella cosa era il Cupo Mietitore. Whatever.

Eri stata poi presa in cura dal vet #2, che nutriva piccole speranze che non si trattasse di ciò che si trattava e, quanto meno, eravamo diventati amici di un vet con le palle e le contropalle.

E poi il Cupo Mietitore aveva preso a crescere. E a crescere. E a crescere.

Tuttavia tu continuavi, pervicace, ad essere quella che eri: una grande rompipalle con lampi di tenerezza e affettuosità.

Non la faccio lunga, non racconto le tue sofferenze, però racconto le mie, sempre per mano a Davide.

Siamo rimasti ad interrogarci per giorni su quando sarebbe stato il momento per accompagnarti dall'Altra Parte. Sono stati giorni in cui Davide registrava le tue fusa (le abbiamo sentite ancora ieri sera), ti fotografava continuamente. Sono stati giorni in cui mi interrogavo sul mio diritto di farti addormentare.

E poi è arrivato il giorno in cui hai provato a saltare sul divano e non ce l'hai fatta. Sei caduta e poi mi hai guardato ed eri smarrita ed anche io lo ero e sapevo che DOVEVO fare qualcosa e non volevo però dovevo però non volevo e così via e così via.

Due giorni dopo sei peggiorata, tanto. E allora ho dovuto decidere. Ho dovuto decidere per te. Non mangiavi, non dormivi. Non ti lamentavi, prendevi le coccole come acqua per un assetato nel deserto, ma era ora.

Siamo rimasti con te, Davide e io. Eravamo lì quando ti hanno fatto la preanestesia e ti sei addormentata SUBITO: eri esausta. Ti sei addormentata appoggiandoti su una zampina.

Poi l'anestesia, poi il Tanax, poi il tuo cuore si è fermato. Tutto rapido e agrodolce.

Ed eravamo lì, Davide e io, come due imbecilli sopraffatti dal Mistero della Morte. Sollevati dal saperti al sicuro, devastati dall'averti persa.

Sono passati otto giorni e ancora adesso quando apriamo la porta di casa guardiamo in basso per l'abitudine di trovarti lì. Ti ho perfino sognato! Ti ho sognato e stavi bene, eri proprio TU.

Sei stata la Gatta più complicata con cui mi sia capitato di dividere il mio umano percorso, forse questo è uno dei motivi per cui ti ho amata tanto.

Dimenticarti? No way.


Le tue ceneri sono in un piccolo sarcofago di legno: tra un po' di tempo lo seppellirò nel giardino in campagna, per ora lo tengo qui.

Nel sarcofago ho messo il campanellino del tuo collare affinché tu non senta il silenzio assordante della tua assenza.

Poche parole, poche.

Buon viaggio, Kida.

Nata il 28 marzo 2009, morta il 29 settembre 2020.

Tutto sommato è stato un lungo percorso.

Grazie, piccola e immensa Creatura.