Ci svegliamo sotto un bel cielo azzurro con qualche nuvola all'orizzonte.
8°C, un lieve venticello: sto come un puciu.
Dopo la nostra prima colazione islandese, indulgo un po' nel chiacchierare con i nostri ospiti e poi raggiungiamo la compagnia di noleggio auto per ritirare la nostra vettura.
C'è un po' da aspettare e io non trovo meglio da fare che inciampare e rovinare a terra cambiando i connotati del mio ginocchio sinistro.
Uh, che male! Uh, che lividone! Uh, che ginocchio gonfio! Uh, che escoriazione! Uh, che palle!
Saliti in auto, noi e la mia voglia di piangere per il male, iniziamo il nostro percorso: andremo a vedere tre cascate dirigendoci verso Sud Est.
Eccole:
Gluggafoss
Ovverosia: stupore.
Seljalandsfoss è imponente e le sue acque sembrano fatte di velluto.
Vi si può passare dietro ed improvvisamente appare l'arcobaleno.
Skógafoss
Ci dirigiamo verso la guesthouse che ci ospiterà e che si trova in mezzo ai campi di Hvosvöllur.
Appena accomodati, facciamo la conoscenza di Chiara, giovane marchigiana che si trova qui per imparare come si gestiscono animali e orari in previsione di realizzare il suo sogno di aprire una fattoria etica nella sua regione. Chiara, sei stata un raggio di sole particolarmente luminoso, speriamo di rivederti e di riabbracciarti nel tuo sogno quando sarà una realtà.
Da Reykjanesbær a Hvosvöllur: si chiude il primo giorno di esplorazione e meraviglia.